Crac Parmalat, bancarotta preferenziale
Adesso la nuova pista è quella relativa al possibile reato della bancarotta preferenziale. È questa l'ipotesi di reato con cui sarebbe stato iscritto al registro degli indagati l'amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani. Ed accertamenti, si apprende da fonti inquirenti, sono da tempo già in corso su diversi altri vertici bancari: nei confronti cioè di altri numeri uno di istituti di credito che potrebbero avere avuto una responsabilità diretta nel crac Parmalat. Tra questi, accertamenti sono in corso - sempre secondo quanto appreso - sul vertice di Capitalia, Cesare Geronzi, e su quello di Intesa, Corrado Passera. Per quanto riguarda, invece, SanPaoloImi, l'amministratore delegato, Rainer Masera, fu ascoltato all'inizio dell'inchiesta come persona informata sui fatti. L'ipotesi di contestare il reato di bancarotta preferenziale ha preso corpo in particolare - si apprende da fonte inquirente - sulla scia di dichiarazioni rese, nel corso di interrogatori, da Calisto Tanzi e, soprattutto, Fausto Tonna. Di Fiorani, Tonna parla nel verbale dello scorso 6 gennaio, sottolineando come «la Bpl, che avrebbe dovuto pagare il prezzo dell'acquisto dello stabilimento della Eurolat direttamente a Tanzi, a seguito della cessione del credito futuro a lui, disse che non poteva fare il pagamento, in quanto sarebbe incorsa nel rischio di bancarotta preferenziale. Diceva che era disposta a pagare il prezzo direttamente alla Eurolat». La versione di Tonna dimostrerebbe la consapevolezza dell'istituto di credito guidato da Fiorani, che in quell'epoca, aprile 2003, secondo quanto dice Tonna, sarebbe stato a conoscenza delle reali difficoltà del gruppo. Una posizione che Tonna ribadisce con dichiarazioni successive, il 13 gennaio, parlando di una trattativa proprio con Fiorani e il direttore fidi Signorelli, per l'erogazione di un finanziamento a Parmatour di 25 milioni di euro per i quali la Popolare di Lodi avrebbe preteso una garanzia di quasi il doppio, sempre secondo quanto riferisce Tonna. Per quanto riguarda Cesare Geronzi, la vicenda su cui sono in corso accertamenti è quella solita dell'affare Eurolat, ceduta dalla Cirio alla Parmalat, per un ammontare di oltre 750 miliardi di lire, considerando anche l'indebitamento. Tanzi ha dichiarato, in un interrogatorio di gennaio, che l'acquisto di Eurolat avvenne a una cifra molto superiore al valore di mercato, accusando il presidente di Capitalia, Geronzi, di essere stato il vero regista dell'operazione. Le sue dichiarazioni furono confermate nella sostanza da Fausto Tonna, il quale rilevò come quella operazione, a suo dire sciagurata, contribuì moltissimo a far precipitare nel baratro i conti di Collecchio. Quanto a Banca Intesa, gli accertamenti degli inquirenti riguardano l'operazione fatta da Parmalat con Nextra, da cui Parmalat a metà settembre riacquistò i bond che la Sgr aveva in precedenza comprato. Ma c'è un'altra novità. Ieri il lussuoso veliero d'epoca della famiglia Tanzi, il Te Vega da 40 metri, è stato sequestrato a porto Lotti, nel Golfo di La Spezia, su richiesta della Roma Leasing (gruppo Capitalia). Questa rivendica infatti il pagamento di diverse rate del contratto di leasing dalla società Vega Shipping intestataria del veliero, costruito nel 1930 e valutato circa dieci milioni di euro.