L'8 per mille va anche in aiuti ai Paesi poveri
È la risposta dei missionari alle «dichiarazioni polemiche» di Umberto Bossi, resa nota ieri da Radio Vaticana, che ha intervistato padre Gottardo Pasqualetti, missionario della Consolata e membro del Comitato Cei per gli aiuti al terzo mondo. «Se si toglie l'8 per mille - ha detto padre Pasqualetti - non si tolgono soltanto gli aiuti alla Chiesa italiana, ma si toglie gran parte della fetta di aiuti a Paesi che sono in estrema necessità, ad esempio il Mozambico, la Zambia, un pò tutta l'Africa e poi anche l'Asia. Siamo subissati da domande che vengono dall'India, dove in alcuni posti si fa una certa discriminazione con i cristiani. Ma se non ci sono i mezzi, a chi ricorrono? In più, la Conferenza episcopale italiana interviene quando ci sono delle grandi emergenze, terremoti, inondazioni, disastri internazionali, per dare aiuto in queste situazioni mondiali di gravi necessità ». I missionari, tra l'altro, hanno denunciato che le offerte dalle altre parti del mondo stanno diminuendo «nel senso che, ad esempio la Misereor ed altri organismi tedeschi tempo addietro davano molto di più. L'America Latina si sosteneva molto con queste offerte della Germania. L'Italia in questo momento sta giocando un gioco importante e lo sta giocando proprio con questa risorsa. Questo, a livello italiano non si sa. Molti non sanno che una grossa fetta di questo 8 per mille va per progetti non di pastorale, ma progetti di promozione, di formazione, di educazione, per elevare il livello della gente attraverso l'istruzione, attraverso piccole imprese, attraverso aziende agricole e soprattutto per la formazione». Padre Pasqualetti non si è detto preoccupato dalle parole del leader leghista: «A me non fa impressione Bossi, però il "barile" è quello che è: se è metà, ne attingeremo metà, se si deve raschiare, si raschia e se non c'è non si può dare. Quindi, si toglie la possibilità di aiutare lo sviluppo dei Paesi del mondo e quindi di creare quella fraternità che crea la comunione e toglie tante lotte che ci sono al giorno d'oggi, proprio perchéprovocate dalle disuguaglianze e dalle ingiustizie».