Telekom Serbia, lo spiraglio non placa lo scontro
Tanto basterebbe, secondo il segretario dell'Udc, Marco Follini, per far chiudere la bicamerale d'inchiesta tornata nella bufera da quando, all'indomani dell'arresto del faccendiere Antonio Volpe, i commissari del centrosinistra si sono dimessi in blocco denunciando inquinamenti e collusioni con le calunnie di Volpe e di Igor Marini. Quella di Follini potrebbe sembrare la presa di distanza da chi, nella Cdl, intende portare avanti la linea dura, puntando a convocare in ogni caso, come testi sotto giuramento, Prodi, Dini e Fassino, vale a dire i politici di centrosinistra accusati da Marini di aver preso tangenti per l'affaire Telekom Serbia. Allo stesso tempo, però, il segretario dell'Udc apre uno spiraglio di mediazione. Il presidente della Commissione, Enzo Trantino (An), torna a dichiararsi «moderato» e quindi pronto a prendere in considerazione quanto può contribuire a «svelenire il clima». Ben venga, dunque, l'ammissione che Telekom Serbia fu un pessimo affare, a patto però che - aggiunge Trantino - Prodi, Dini e Fassino vengano a farla in Commissione. Altrimenti, «se non abbiamo segnali importanti, perchè dovremmo fermarci?». In vista c'è la seduta di mercoledì, quando la Cdl (su proposta congiunta dei capigruppo di Fi, An, Udc e Lega) voterà a colpi di maggioranza la modifica al regolamento per consentire la convocazione dei politici di centrosinistra come testi sotto giuramento; i quali, se non si presentassero - spiega Giuseppe Consolo di An - rischiano una segnalazione alla procura di Roma per violazione dell'art.650 del codice penale per inosservanza di un provvedimento legalmente dato. La risposta diretta a Trantino viene dal Michele Lauria, dimissionario capogruppo della Margherita in Commissione: «dopo la Caporetto di questi giorni» - dice - «tutto possono fare, anche ardite provocatorie modifiche al regolamento, tranne che dettare condizioni». E questo perchè - aggiunge Giovanni Kessler, ex capogruppo Ds in Commissione - «questa Commissione è ormai morta». Il senso delle dimissioni in massa del centrosinistra viene ribadito dal presidente della Quercia alla Camera, che torna a chiedere l'azzeramento della Commissione affinchè «se ne ricostituisca subito un'altra, senza più componenti che abbiano a che fare con personaggi improbabili».