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Iraq, sabotaggio dell'Ulivo agli impegni di pace

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Per D'Alema all'interno della coalizione «c'è un punto di vista diverso». Occhetto: «Ritiro immediato»

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I presidenti dei gruppi dell'Ulivo della Camera, Luciano Violante, Pierluigi Castagnetti, Marco Boato, Marco Rizzo, Ugo Intini, Luana Zanella, hanno depositato l'emendamento che sopprime l'articolo 2 del decreto sulle missioni italiane all'estero. Vale a dire l'articolo che proroga «al 30 giugno 2004» la partecipazione «di personale militare all'operazione internazionale in Iraq». L'emendamento è stato presentato alle commissioni Esteri e Difesa di Montecitorio, dove la settimana prossima cominceranno le votazioni sul decreto. Ma all'interno della coalizione le differenze sono tante. «L'Ulivo è unito contro la missione italiana in Iraq, ma questo non vuol dire che vogliamo l'immediato ritiro dei militari», afferma il capogruppo dei Ds alla Camera Luciano Violante a margine dell'assemblea nazionale sul lavoro dei Ds che si tiene al Lingotto. «Abbiamo presentato un emendamento soppressivo della missione in Iraq firmato da tutti i capigruppo dell' Ulivo - ha detto Violante - ovvero, oltre a me, Castagnetti, Intini, Rizzo, Pecoraro Scanio e Boato. Siamo tutti contrari, su questo non ci devono essere dubbi. Per quanto riguarda il ritiro bisogna individuare un termine breve nel tempo, al massimo alcuni mesi, entro il quale il governo italiano deve chiarire la sua posizione. Il governo deve lavorare all'interno dell'Unione europea perchè venga nominato un rappresentante unitario e per la completa applicazione della risoluzione 1511 dell'Onu. Se il governo non si muoverà in questo modo, bisognerà stabilire il ritiro delle truppe». Il resto del centro sinistra però ha deciso per il non voto. Il presidente dei Ds, Massimo D'Alema tiene a distinguere, anche in vista del pronunciamento atteso alla Camera, il voto sulla missione in Iraq dalle altre nove contenute nel decreto del governo che, sostiene, ha fatto «un'operazione furbesca». Nel centro sinistra, ha spiegato «non ci sono tante lacerazioni, c'è un diverso punto di vista che non è sull'Iraq. Il problema è che il decreto non è sull'Iraq ma finanzia tutte le missioni italiane all'estero e riguarda in parte minore l'Iraq, che è una delle dieci missioni italiane nel mondo. Siccome condividiamo le altre nove, nel voto finale non abbiamo partecipato al voto». Per D'Alema «non c'è dissenso sull'Iraq, come dice qualcuno che non sa come sono andate le cose in Parlamento. Ci sono stati alcuni parlamentari, anche dei Ds, che hanno votato contro il decreto? Hanno fatto male. Il decreto si intitola "Finanziamento delle missioni italiane all'estero". Attraverso di esso si pagano gli stipendi a 8.934 militari. Di questi 2.700 in Iraq, gli altri in giro per il mondo». Per il presidente dei Ds «la differenza è che quelli che sono in Iraq ci sono senza l'autorizzazione delle Nazioni Unite e per fare una cosa sbagliata. Quelli che sono nel resto del mondo ci sono per fare cose utili». Per un ritiro immediato è Achille Occhetto. Per Occhetto «quella in Iraq non è un'operazione di pace perchè i militari italiani sono inquadrati nelle forze di occupazione. Una missione di pace può essere accettata, ma solo sotto l' egida delle Nazioni Unite». La Margherita invece insiste: sul decreto che rifinanzia la missione in Iraq voterà alla Camera come ha votato al Senato. A dirlo è il presidente del partito Francesco Rutelli: «Le missioni di pace - ha aggiunto - fanno parte della cultura della sinistra e le abbiamo cominciate noi, vedi ad esempio il Kosovo. Non possiamo regalarle alla destra. La missione in Iraq, però, è fuori dalla legalità».

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