Fassino attacca la Commissione. Casini: non strumentalizzate
TELEKOM SERBIA: PARLA VOLPE
La prima risposta che l'opposizione ha ottenuto, a parte l'accusa di dire «menzogne» rivolta a Fassino da Sandro Bondi, è una precisazione dal presidente della Camera. Casini osserva che i presidenti delle Camere non hanno poteri di intervento sull'autonomia di cui godono le commissioni. Ma allo stesso tempo, Casini sottolinea che, proprio per la loro natura, le commissioni non vanno strumentalizzate a fini politici. Le parole di Casini suonano anche come risposta indiretta a Piero Fassino che aveva sollecitato i presidenti delle Camere a un intervento che sgombrasse il campo «da questo immondezzaio» anche a tutela della credibilità del Parlamento. Se ai presidenti delle Camere l'opposizione chiede un intervento che permetta di «chiudere questa pagina», l'altro fronte aperto riguarda lo stesso Berlusconi, che ieri aveva riaffermato di continuare a considerare la vicenda uno scandalo a causa del sostegno che sarebbe stato prestato al regime di Milosevic. Affermazioni alle quali Fassino replica ricordando una missione a Belgrado svolta nel 1994 da due membri del governo Berlusconi. Nonchè il comportamento di Bossi nel 1999, che «solidarizzava con Milosevic e mandava rappresentanti della Lega a Belgrado a fare gli scudi umani». Intanto a l'inchiesta va avanti. L'uomo dei misteri del caso Telekom Serbia parla in una stanza del carcere di Novara: Antonio Volpe ha accettato di rispondere alle domande del gip Francesco Gianfrotta, ma, a quanto sembra, solo per minimizzare il proprio ruolo, come hanno annunciato, prima dell'interrogatorio, i suoi avvocati. Volpe è accusato di calunnia.