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Cragnotti resta in carcere, il figlio torna libero

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Il tribunale del riesame ha detto no alla richiesta di revoca dell' ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti e del genero Filippo Fucile. È andata meglio ad Andrea, figlio dell'ex patron della Cirio, il quale ha ottenuto l'annullamento del provvedimento di custodia presso il domicilio ed ora è libero. Un duro colpo, quello ricevuto da Sergio Cragnotti, al quale si aggiunge anche il tenore della deposizione di Matteo Arpe, amministratore delegato di Capitalia, che, sentito in procura come persona informata sui fatti dai pm Achille Toro, Tiziana Cugini e Rodolfo Sabelli, ha ribadito la linea dell'istituto di credito, ossia che il dissesto della Cirio non è riconducibile ad una presunta responsabilità delle banche come rivendicato dallo stesso Cragnotti. Se per il finanziere romano, apparso ai suoi difensori molto amareggiato ma allo stesso tempo combattivo e pronto a difendere la sua innocenza, quella di ieri è una giornata decisamente negativa, per il giovane erede Andrea, tornato in libertà, si può parlare di una vittoria agrodolce: «Sono felice perché mi lascio alle spalle l'esperienza del carcere - ha detto ai suoi legali una volta appresa la notizia - ma non posso nascondere la tristezza se penso a mio padre ed a mio cognato». Il tribunale del Riesame, competente sulla legittimità delle misure restrittive, ha dunque accolto la posizione dei magistrati che indagano sulla bancarotta della Cirio: i pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove che sono stati alla base delle ordinanze di custodia sono cioè tuttora reali e concreti. Certezze che i difensori, Franco Coppi e Giulia Bongiorno, respingono con decisione annunciando battaglia. «Siamo molto delusi - ha detto il primo - in quanto siamo ancora convinti che, al di là di ogni questione di merito, non sussistano i presupposti per il mantenimento della misura restrittiva. Non si riesce a comprendere perchè si parli ancora di esigenze cautelari». Ancora più categorica la Bongiorno che annuncia l'impugnazione della decisione davanti ai giudici della suprema corte: «È solo l'inizio della battaglia. Anche se confidavamo nel tribunale del Riesame, il provvedimento non ci deve scoraggiare. Recupereremo alla grande». Ma prima di rivolgersi alla Cassazione gli avvocati dovranno attendere le motivazioni dei giudici del riesame il cui deposito è previsto nei prossimi giorni. Sul fronte Cirio da registrare, sempre nella giornata di ieri, anche il dato sull'indebitamento finanziario netto di gennaio del gruppo, rimasto «stabile». Il dato che al 31 gennaio scorso risultava pari a 1.263,8 milioni di euro, contro i 1.266,5 milioni di euro del 31 dicembre 2003 (-2,7%) è stato comunicato dalla stessa società, su richiesta della Consob.

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