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L'Iraq continua a spaccare l'Ulivo

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Astensione dell'Udeur, non voto della lista unitaria, no del correntone

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Si voteranno subito le pregiudiziali di costituzionalità chiesta dai Ds e poi la settimana successiva si esaminerà il decreto che dovrebbe essere votato in via definitiva verso il 10 marzo. Questo il calendario stabilito dalla conferenza dei capigruppo, che scandisce così anche i tempi della discussione interna al centrosinistra che rimane diviso tra l'astensione del piccolo partito dell'Udeur, il non voto della lista unitaria (Margherita, Sdi e maggioranza Ds) e il no di correntone Ds, Verdi, Pdci e Prc. In verità, il confronto prosegue dentro il maggior partito dell'opposizione, visto che le altre forze politiche hanno già definito come voteranno e in questa fase stanno alla finestra ad osservare l'agitar dei rami della Quercia. Arturo Parisi, infatti, ha detto che non sono previsti incontri tra i leader della lista unitaria dopo il vertice del 17 febbraio al Senato che stabilì la non partecipazione al voto a palazzo Madama. Dal momento che il governo non sembra per niente intenzionato a scorporare il provvedimento, i partiti della lista Prodi sono d'accordo a mantenere a Montecitorio lo stesso atteggiamento. Riflettori puntati quindi sui Ds, che martedì prossimo, 2 marzo, convocheranno l'assemblea dei deputati. Il confronto in quella sede tra favorevoli e contrari al non voto (ribadito anche ieri da Fassino a «Radio Anch'io») non è un semplice «duello» tra maggioranza e correntone. Quell'assemblea mostrerà, come sostengono alcuni deputati, quanto le divisioni sotto la Quercia siano trasversali visto che diversi esponenti della maggioranza sono sulle stesse posizioni della minoranza interna guidata da Fabio Mussi. Un assaggio di come sarà l'assemblea plenaria dei deputati di martedì si è avuto, peraltro, la scorsa notte quando si è svolto l'incontro dei soli deputati della maggioranza. Sono state quattro ore di dibattito con una trentina di interventi, una presenza costante fino all'una di notte di tutti a cominciare da Fassino, D'Alema e i membri della segreteria a riprova di come era considerato delicato l'appuntamento che precede la discussione generale con il correntone. In diversi interventi è emerso il disagio per la scelta di non votare contro la missione e molti hanno definito «poco lineare» la decisione del non voto, anche se del tutto preferibile alla proposta dell'astensione avanzata nei giorni scorsi. Su questo Massimo D'Alema che, in un'intervista al «Corriere della Sera» il 24 gennaio, aveva definito più giusta l'astensione ha fatto autocritica e ora è schierato per il non voto. D'Alema - secondo quanto riferito da diversi partecipanti - avrebbe detto di essersi sbagliato a credere che con questa maggioranza è possibile tenere una linea di dialogo, come auspicava, sulla questione del ruolo dell'Italia nella crisi irachena. La riunione della maggioranza Ds ha confermato, alla fine, la linea del non voto perorata da Piero Fassino nelle conclusioni e quanti hanno criticato questa scelta avrebbero assicurato che si atterranno alle decisioni del gruppo.

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