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Conguaglio fiscale, stipendi «spariti» anche a palazzo Chigi

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A protestare sono stati ieri i dipendenti della presidenza del Consiglio, mentre l'Ipost, in risposta allo sfogo della signora che aveva denunciato a «Il Tempo» la scomparsa della sua pensione di febbraio, se ne lava le mani e illustra la soluzione per cercare di venire incontro agli anziani colpiti dalla scure del fisco. Ma iniziamo con Palazzo Chigi. «Oltre la metà dei dipendenti della presidenza del Consiglio - protesta Mario De Rossi - si è vista dimezzare lo stipendio di febbraio e sa già che la stessa sorte toccherà allo stipendio di marzo. Le mie trattenute sono di 530 euro a fronte di uno stipendio di 1.250 euro, retribuzione che ho come dipendente di 6° livello (B3)». «Lo stesso è successo al mio collega Giovanni Vergari, ma a qualcuno è andata peggio: l'autista di un politico questo mese ha trovato in busta paga poco più di un euro - continua -. Anche gli altri anni a febbraio avevo avuto un drastico taglio dello stipendio a causa del conguaglio, ma quest'anno avrò la detrazione per due mesi. C'è chi si dovrà indebitare. Com'è possibile vivere e pagare le bollette con questi stipendi? Non si poteva rateizzare la trattenuta?». Bisogna però dare atto alla presidenza del Consiglio di non aver agito di nascosto. Ha infatti avvisato i capi di Gabinetto, i vari uffici e i sindacati con una circolare, nella quale «si comunica che il ministero dell'Economia e delle Finanze ha proceduto alle operazioni relative al conguaglio fiscale per il 2003». «Per effetto della normativa, primo modulo della riforma fiscale, introdotta dalla legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003) - si legge ancora - e in particolare con l'applicazione del sistema di calcolo del reddito imponibile basato sulla cosiddetta NO TAX AREA, si sono determinati conguagli fiscali negativi di rilevante importo per un numero notevole di personale». La circolare informa quindi che «il ministero dell'Economia e delle Finanze ha provveduto, vista la generalità della casistica, a dilazionare i recuperi fiscali superiori a 150 euro, e per redditi di competenze imponibili non superiori a 30 mila euro al lordo, in due rate, a febbraio e marzo 2004». Ma vediamo come l'Ipost giustifica la scomparsa delle pensioni a circa un migliaio di pensionati di tutta Italia. Fa due mosse: si tira fuori dal «pasticciaccio» e annuncia una misura «di soccorso». Come spiega una nota, «ogni ente è tenuto a comunicare i dati complessivi annui dei trattamenti pensionistici al Casellario centrale dei pensionati gestito dall'Inps». Tocca quindi al Casellario «abbinare e cumulare i trattamenti pensionistici erogati ad uno stesso soggetto da enti diversi, rideterminando l'imposta e l'aliquota fiscale da applicare sull'intero imponibile», nonché «provvedere «al conguaglio fiscale». Considerato il disagio arrecato a molti pensionati, spiega Marco Di Bernardo, dirigente del settore Previdenza, «appellandosi al principio di opportunità», l'Ipost ha però deciso di sospendere il recupero fiscale ai pensionati ancora in debito, lasciando inalterata la pensione di marzo e invitandoli ad effettuare la detrazione nella denuncia dei redditi.

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