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Fuoco amico sui Ds, rifugio nell'ostruzionismo

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Il centrosinistra ha già avviato l'ostruzionismo in segno di protesta per il mancato stralcio della parte riguardante la missione Antica Babilonia e la previsione è che il decreto rimanga in Commissione per due settimane, il tempo massimo consentito dal regolamento della Camera. Un tempo politico utile soprattutto alla lista unitaria, e ai Ds in particolare per discutere, chiarire, spiegare la propria posizione per il non voto di fronte al pressing dell'ala pacifista e radicale dell'opposizione che prosegue con le richieste alla componente riformista di votare contro il decreto. La Margherita è orientata in modo «netto», come ha detto lo stesso Francesco Rutelli da Bruxelles per il «non voto» mentre il segretario della Quercia è sempre alle prese non solo con la minoranza interna, composta da correntone e sinistra Ds, ma anche con una serie di mal di pancia di esponenti della maggioranza che preferirebbero votare no, anche se il provvedimento comprende missioni volute dall'Ulivo nella precedente legislatura. Si riunisce anche il gruppo dei deputati diessini che fanno capo alla maggioranza. Vannino Chiti non prevede «grandi novità» sostenendo che ormai la posizione è quella di non votare o, posizione un po' più dura, uscire dall'Aula al momento del voto. In realtà la riunione ha anche lo scopo di «metabolizzare» la scelta concordata dalla lista unitaria, consentire un dibattito «franco e aperto» come ha detto Minniti per fugare dubbi. «Non dovrebbero esserci novità questa sera - dice anche Caldarola - al limite, si può pensare che anziché? non partecipare al voto (come al Senato, ndr) si esca dall'Aula. Ma non possiamo essere il partito dei tre voti: quello della minoranza, quello del Senato e quello della Camera. Il segretario della Quercia ricorda l'opposizione «coerente» contro la guerra irachena e invita i dirigenti del centrosinistra ad agire insieme per incalzare il governo nella richiesta di una «radicale svolta» nei caratteri della missione italiana. Per essere convincente, Fassino richiama anche le posizioni del ministro degli Esteri tedesco Joscka Fischer, gradito ai pacifisti, sul fatto che «la pace in Iraq è il doloroso problema« che deve investire la sinistra e su cui »si può ragionare insieme». Pecoraro Scanio gli risponde che solo il ritiro immediato delle truppe «può provocare quella svolta» che tutti nell'opposizione vogliono. Sulla stessa lunghezza d'onda gli altri esponenti dei partiti a sinistra del listone, tra cui Di Pietro che parla di votare no come «dovere politico e morale».

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