Cragnotti ai giudici «Non sono io il mostro dei risparmiatori»
Non ho truffato i risparmiatori... e non sto manovrando per riacquistare, tramite teste di legno, le mie aziende». E' questo lo sfogo di Sergio Cragnotti, comparso ieri mattina, insieme con il genero Filippo Fucile, davanti ai giudici del tribunale del Riesame nel tentativo di riacquistare la libertà. Libertà perduta il 10 febbraio scorso, quando l'ordinanza del giudice dell'indagine preliminare l'ha portato a Regina Coeli, insieme con il figlio Andrea, oggi agli arresti domiciliari, ed il genero. Entro domani si saprà se la battaglia intrapresa dai difensori Franco Coppi e Giulia Bongiorno per riportare a casa il manager della dissestata azienda agroalimentare Cirio avrà avuto successo, nonostante l'opposizione della pubblica accusa che ieri ha ribadito il suo no alla revoca del provvedimento di arresto. Il tribunale, presieduto da Giuseppe D'Arma, ha infatti scelto di impiegare, prima di pronunciarsi, tutto il tempo concesso dalla legge per dire se ci siano gli elementi per revocare il provvedimento firmato dal gip Andrea Vardaro. Lo scontro tra procura della Repubblica e la difesa, prima che il tribunale decidesse di prendere tempo, era cominciato ieri mattina e per più di tre ore, dopochè il relatore aveva illustrato le ragioni dell'una e dell'altra parte, c'è stata la battaglia. Giulia Bongiorno, difensore insieme con il professor Franco Coppi, con aria soddisfatta ha detto, conversando con i giornalisti, d'aver depositato una ampia documentazione sufficiente per dimostrare l'infondatezza dell'accusa di bancarotta fraudolenta e per confutare gli indizi. Una contestazione, quella della bancarotta, basata sul fatto che non sarebbero state pagate quattro rate, per oltre trecentottanta milioni di dollari, relative al trasferimento della Cirio Holding dsalla brasiliana Bombril Sa al Bombril Cirio International. Secondo la Bongiorno tre rate sono state pagate e per la quarta ci sono ancora i termini per soddisfare il creditore. I magistrati dell procura hanno però insistito sulla pericolosità di Cragnotti; sulla dolosità delle sue operazioni; sulle «distrazioni» per «esigenze personali»; sulla ininfluenza dei documenti ieri depositati dai difensori; sulla pericolosità sociale dell'imprenditore; sul pericolo della reiterazione dei fatti che gli vengono contestati. A tutto questo ha ribattuto Cragnotti, sostenendo, tra l'altro la trasparenza dei suoi bilanci, revisionati e confermati dagli stessi controllori della Guardia di finanza. L'imprenditore ha fatto riferimento anche all'operazione Eurolat. «Fu ceduta - ha detto Cragnotti - perchè non rientrava nella strategia industriale del gruppo. La mia attenzione si è concentrata sulla Cirio, che per le ramificazioni della Del Monte, avrebbe significato un incremento sia qualitativo, sia qualitativo». Cragnotti, poi, ha ricordato di essere uscito dal Gruppo il 3 gennaio del 2003, consegnando ad altri la gestione e la ristrutturazione della Cirio.