A Trani già si prepara l'interrogatorio
Non lo ha escluso, ma neanche confermato, il procuratore capo Nicola Barbera visibilmente contrariato per la fuga di notizie dell'iscrizione nel registro degli indagati del numero uno della Banca d'Italia, «una delle più alte cariche dello Stato che per la sua posizione meritava maggiore rispetto». Lo stesso procuratore ha chiesto una relazione dettagliata al suo sostituto, non è escluso che venga aperto un fascicolo sulla «crepa aperta che non deve ora diventare una voragine!». In procura a Trani l'aria è comunque molto tesa. Secondo indiscrezioni, il governatore di Bankitalia avrebbe già dato la sua disponibilità ad essere ascoltato, i suoi legali si sarebbero anche messi in contatto con la segreteria del magistrato Antonio Savasta, titolare dell'inchiesta avviata subito dopo le denunce di alcuni consumatori a loro dire «gabbati» dai prodotti finanziari acquistati dall'ex Banca 121. Favoreggiamento reale il reato ipotizzato. Vale a dire cioè che, secondo l'accusa, la Banca d'Italia avrebbe omesso di vigilare sulla collocazione dei titoli dell'istituto di credito salentino che nella sua strategia, è emerso dalle indagini, voleva rendersi «appetibile» prima dell'acquisto di Montepaschi per 2.500 miliardi delle vecchie lire. L'iscrizione del governatore di Bankitalia rappresenta un atto dovuto, «dovevamo farlo» ha precisato il procuratore capo di Trani, «c'erano esposti dettagliati». Uno di questi, lo ripetiamo, era di una insegnante di Andria in provincia di Bari. Il suo legale, l'avvocato Gaetano Scamarcio (un passato da senatore socialista), aveva scritto di «risparmio tradito». Si chiedeva «come Bankitalia poteva non sapere?». Riferendosi poi ai prodotti finanziari finiti nell'occhio del ciclone a dicembre dello scorso anno, scrive nell'esposto che la Banca d'Italia aveva concluso l'iter istruttorio «senza l'adozione di alcun provvedimento». L'avvocato Scamarcio ha chiesto la sospensione dall'incarico per il governatore di Bankitalia. I prodotti all'attenzione della procura di Trani erano il Btp-Tel, il Btp-Index e il Btp on line. Direttori di filiale e promotori finanziari li vendevano come tranquilli titoli di Stato. Clienti «migliori» gli anziani. Erano prodotti strutturati, collegati con l'andamento delle Borse mondiali. Chi firmava non lo sapeva, erano un investimento solo per l'istituto di credito che li aveva emessi, l'investimento del cliente era ridotto anche del 70%. L'ex banca del Salento (poi Banca 121) aveva già pronto il colpo finale, un nuovo prodotto truffa per acquistare definitivamente credibilità agli occhi di Montepaschi che, secondo la procura di Trani, non poteva non sapere. Del resto i titoli erano sì inventati da Banca 121, ma venivano commercializzati dall'istituto senese. In tutto sono 38 le persone iscritte nel registro degli indagati della procura di Trani. Tra i nomi più illustri figurano quelli dell'ex presidente di Banca 121 Lorenzo Gorgoni e dell'ex direttore generale, attuale direttore di Deutsch Bank in Italia, Vincenzo De Bustis, entrambi già sentiti dal magistrato.