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di FOSCA BINCHER CERTO, hanno dovuto pensarci su a lungo.

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Ma alla fine la scelta è stata fatta. Come il suo partito di riferimento, quei Ds che consentono di ricevere milioni di euro in contributi pubblici, anche l'Unità di Furio Colombo (nella foto) ha deciso di aderire al condono tombale di Giulio Tremonti. Si strapperanno capelli e piangeranno lacrime i suoi migliori editorialisti, da Vincenzo Visco ad Antonio Padellaro, dallo stesso Colombo a Marco Travaglio, ma è accaduto proprio l'impensabile. La società editrice della testata organo di girotondini, dipietristi e di buona parte della sinistra moralista, quella che poco più di un anno fa tuonava (vedasi altro articolo nella pagina) contro quel condono «salva-criminali», ha scelto il più classico dei colpi di spugna sulle proprie pendenze fiscali. Tutto è iniziato il 27 marzo 2003, quando a Roma, in via San Marino 12, la sede legale, si è riunito il consiglio di amministrazione della Nuova Iniziativa editoriale spa, società editrice dell'Unità. Sotto la presidenza di Marialina Marcucci il consiglio ha deciso «di ricorrere alla deroga prevista dallo Statuto della società che permette di rinviare ai sei mesi l'approvazione del bilancio di esercizio e ciò per valutare il ricorso al condono fiscale». Possiamo immaginare che tormenti in quei sei mesi. Quei titoloni e quelle prime pagine che avevano solo poche settimane prima criminalizzato il povero Tremonti e tutto il governo di Silvio Berlusconi! Però gli affari sono affari, e il fisco resta una brutta bestia. Se non sei sicuro di avere fatto davvero tutto per benino, chissà che non ti arrivi una maxi-multa in grado di mandare gambe all'aria anche il più bel successo editoriale. Così il 25 giugno 2003 il consiglio di amministrazione della Nie editrice dell'Unità la sua decisione l'ha dovuta prendere. Scoprendo a quel punto come fosse utile l'odiato condono di Tremonti. Non che la decisione sia strombazzata, naturalmente, ma purtroppo le spiegazioni vanno fornite. Così in una noticina, sia pure dal corpo tipografico ridotto (la metà del normale) in calce alla nota integrativa che accompagna il bilancio appare la voce «Debiti tributari». E si annota «anche l'accantonamento per imposte da condono sia per imposte dirette che per Iva, previsto dall'ex art.9 legge 289/02 pari a euro 38.204, al quale la Vs. Società ha deciso di ricorrere». Doppio condono dunque, su Irpeg e Iva. Quello dell'Unità per altro non è un caso isolato nell'arcipelago della sinistra italiana. Come rivelato da Il Tempo lo scorso 9 febbraio al condono tombale, in tutte le sue versioni, aveva aderito anche l'holding immobiliare dei Ds, la Beta immobiliare poi finita in liquidazione. Anche in quel caso in una noticina di bilancio il consiglio di amministrazione della Beta rivelò di essersi «avvalso della facoltà di effettuare il condono tombale sia per il settore delle imposte dirette che per il settore dell'Iva ai sensi dell'articolo 9, legge 289/2002. Si è proceduto inoltre a condonare una vertenza con il fisco per imposte di registro, con una pretesa erariale di oltre 2.324.000 euro, definendo tale richiesta nella misura del 30% della pretesa stessa. Si è provveduto altresì a condonare gli omessi versamenti relativi agli anni 2000/2001. Al fine dell'adesione alle tipologie di condono sopra menzionate, si è proceduto al versamento della prima rata pari a euro 6 mila per il tombale, euro 12 mila per omessi versamenti anni 2000/2001 oltre ad euro 58.100 per la vertenza delle imposte di registro».

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