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Bondi da Marzano col piano salva-Parmalat

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L'azienda resterebbe multinazionale ma sarebbero tagliati rami secchi all'estero e in Italia

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Nei prossimi giorni il commissario straordinario Enrico Bondi dovrebbe tornare a Roma per consegnare ufficialmente nelle mani del Ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, le linee guida del piano di ristrutturazione per il salvataggio dell'azienda di Collecchio. Lo stesso Marzano, al termine dell'ultimo incontro avuto nei gironi scorsi con il supercommissario, aveva infatti confermato l'arrivo del dossier entro la prossima settimana. Tra gli altri appuntamenti importanti per il futuro del gruppo appartenuto ai Tanzi, anche la definizione del Comitato dei creditori che dovrà interloquire con il commissario straordinario, sotto la regia del ministero per le Attività Produttive. Su questo fronte potrebbero esserci novità rispetto a quanto annunciato dallo stesso Ministro che aveva ventilato l'istituzione di un gruppo a 9, composto da 4 banche estere, 4 italiane ed un rappresentante degli obbligazionisti. Ipotesi questa che potrebbe essere modificata - su stessa proposta dei creditori - allargando il numero dei partecipanti a 10, con l'inserimento cioè di un altro esponente del mondo del retail. In questa direzione, le prime indiscrezioni sulla composizione parlano della partecipazione di Capitalia, B. Intesa, Sanpaolo-Imi e UniCredit, sul fronte delle banche italiane, di Societé Generale, Citigroup, Bank of America e Csfb sul fronte estero mentre gli investitori istituzionali dovrebbero essere rappresentati dallo Studio Bimgham & McCutchen di New York (ancora da designare, invece, il possibile decimo rappresentate degli investitori individuali). Anche se sul piano che Bondi ha in testa vige ancora il più stretto riserbo, secondo le prime indicazioni fornite da Marzano e le indiscrezioni raccolte vicino alla vicenda, Parmalat sarebbe destinata a mantenere la sua vocazione di multinazionale. Ma l'azienda che dovrebbe prendere corpo sulle ceneri del gruppo del crac, sarebbe molto più piccola e snella grazie ad una «grande opera di razionalizzazione» che dovrebbe prevedere il taglio di rami secchi, all'estero ma anche in Italia, attraverso la cessione cioè delle attività non strettamente core. Per alcune delle attività del gruppo oltrefrontiera - ha anticipato Marzano nei giorni scorsi - ci sarebbero già «manifestazioni di interesse». Per quelle Usa, la cui gestione è stata affidata all'interim di Alix Partners (numero uno Usa nel campo dei «manager in affitto» specializzati in turnaround) - secondo quanto si è appreso negli ultimi giorni - sarebbe ad esempio scontata l'uscita dei collegamenti con Collecchio entro fine anno. Le attività in Italia, ma anche in Australia, Canada e Sud-Africa dovrebbero invece anche in futuro restare nel perimetro di azione della nuova Parmalat. Tornando invece al confronto con i creditori, la proposta che potrebbe essere avanzata - sempre secondo le prime indiscrezioni - sarebbe la conversione di una parte dei crediti in azioni. Nei piani del supercommissario c'è infatti il rientro del titolo Parmalat - direttamente tramite la Finanziaria o attraverso una Newco (il 30% alle banche che sosterranno il piano di rilancio) - già entro fine dell'estate prossima. Intanto, il caso Parmalat ha avuto fra le sue conseguenze anche il diffondersi nelle imprese italiane di una tendenza a «fuggire» dai bond. A dicembre, mese in cui è scoppiato il caso-Collecchio, il saldo tra i prestiti obbligazionari emessi e rimborsati dalle società è stato negativo per la prima volta negli ultimi sei anni: -1.913 milioni di euro. Il raffronto con il dicembre 2002 (+10.261 milioni di euro) è impietoso e segnala un peggioramento di oltre 12 miliardi di euro. In altre parole, confrontando le cifre fornite dalla Banca d'Italia nel supplemento al Bollettino statistico, il buco delle emissioni nette è di circa 12.174 milioni. Una cifra alta, soprattutto se si considera che dicembre è un mese particolare per la chiusura dei conti e solitamente dominato da esigenze di «abbellimento» dei bilanci (window dressing, nell'

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