Strage di Nassiriya, Violante accusa il governo Bondi: parole rivoltanti. Volonté: violentato il sentimento del Paese nei confronti delle vittime

Il capogruppo dei deputati diessini usa parole forti e solleva le proteste della Casa della Libertà. «I nostri soldati non dovevano assolutamente andare in missione in Iraq - afferma Luciano Violante in attesa del voto della Camera sulla conferma della missione in Iraq -. Se avessero governato gli altri, i soldati non sarebbero partiti e non sarebbero morti». «I soldati li ha mandati il governo e non noi - incalza Violante in un'intervista al "Corriere della Sera" -. E senza sufficiente copertura, come testimoniano i morti di Nassiriya». «C'è una responsabilità precisa» conclude, facendo scoppiare il pandemonio. A dire il vero le fucilate sparate dalla sinistra sul governo in relazione alla missione in Iraq erano già iniziate l'altro ieri. Al terzo congresso del Pdci a Rimini il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, ha chiesto il ritiro immediato del contingente italiano, accusando il governo di «scelte dissennate in politica estera». «Accusiamo il governo - ha tuonato - di essere moralmente e politicamente responsabile della strage di Nassiriya. Noi rimaniamo colpiti, certo non positivamente, per il fatto che le forze del centrosinistra, e in particolare quelle che hanno scelto di presentarsi alle elezioni europee con il simbolo dell'Ulivo, non abbiano fatto altrettanto». Ma veniamo alle reazioni a Violante. Le accuse del capogruppo dei Ds a Montecitorio sono «rivoltanti» per il coordinatore di Forza Italia, Bondi, «raccapriccianti» per il portavoce di An, Landolfi, «indegne» per il ministro Giovanardi, «sconcertanti e mostruose» per il coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, «indecorose e infamanti» per il capogruppo dei deputati Udc, Volonté. Ed è infine Marco Follini, segretario dell'Udc, a definirle «moralmente e politicamente inaccettabili», augurandosi che Prodi, Fassino e Rutelli la pensino diversamente e lo dicano a chiare lettere. Ma ecco Luciano Violante tornare alla carica e respingere al mittente ogni addebito. «Comprendo le difficoltà del centrodestra - replica, confermando la sua tesi - ma sono proprio loro ad utilizzare in modo strumentale la tragedia di Nassiriya». Luca Volontè ribalta l'accusa. È Violante, dice, che «violenta il sentimento e la memoria dell'intero Paese nei confronti dei morti di Nassiriya per nascondere le divisioni drammatiche sia dell'Ulivo, sia dell'intera opposizione». Anche per il leghista Roberto Calderoli la mossa di Violante non è estranea alla competizione politica. «Non è legittimo per nessuno - afferma - utilizzare tragedie del genere per meschine battaglie politiche». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, si rammarica del fatto che «la condanna vada al governo italiano con argomenti indegni di un'opposizione matura in un Paese democratico e non ai terroristi assassini che hanno colpito i nostri militari a Nassiriya». «Le dichiarazioni di Violante sono rivoltanti, ma ci fanno capire cosa ne sarebbe dell'Italia se governasse il suo partito» chiosa l'azzurro Sandro Bondi, mentre per il portavoce di An, Mario Landolfi, «se persino per una tragedia come quella di Nassiriya il capogruppo del maggior partito di opposizione usa simili espressioni, vuol dire che non gli basta certo un triciclo per fare un po' di strada». La questione va ad intrecciarsi con le inquietudini ancora vive nei Ds e nella lista unitaria dopo il passaggio al Senato del decreto sul rifinanziamento delle missioni militari, compresa quella in Iraq. «È in corso una manovra cinica e immorale contro la lista Prodi - denuncia il segretario diessino Piero Fassino -. Nessuno ha la patente per stabilire chi è pacifista e chi non lo è». Insomma, «è un colossale imbroglio far credere che ci sia chi è per la guerra e chi per la pace» e la Quercia «alla Camera voterà come al Senato, perché non c'è motivo di cambiare posizione». Invece gli appelli