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Donne e politica, è già partita la gara a chi ne candida di più

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Soddisfatta il miinistro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo sulle norme proposte dal governo per la rappresentanza femminile nelle liste per le prossime elezioni: «L'obiettivo -aggiunge - è quello di creare incentivi che, con determinazione, inducano la crescita della presenza delle donne nei Parlamenti e nelle Assemblee elettive regionali e locali. In Europa le donne italiane sono quelle percentualmente meno rappresentate: solo l'11 per cento, a fronte di Paesi del nord Europa in cui superano il 50% e comunque anche al di sotto di altri Paesi dell'Europa mediterranea che condividono con noi la scarsa rappresentanza politica femminile. La scelta di candidare non meno del 33 per cento di donne nasce, oltre che da una posizione assunta in questo senso in sede europea in occasione del nostro semestre di presidenza, anche dalla constatazione -conclude Prestigiacomo- che rappresenta un punto di equilibrio ragionevole indicato anche in molte proposte di legge parlamentari tanto della maggioranza che dell'opposizione». «Altro che essere soddisfatti: è la solita miseria! Il governo tenta di buttare fumo negli occhi, perché in realtà il consiglio dei Ministri ha recepito, tardivamente, una direttiva europea e lo ha fatto in modo restrittivo e arretrato», replica Barbara Pollastrini, coordinatrice delle donne Ds. Il segretario della Quercia, Piero Fassino, rilancia e ricorda che sia per le amministrative sia per le europee, il suo partito preparerà liste di candidati in cui la presenza maschile sarà eguale, e quindi 50% e 50%, a quella femminile. «Il governo - dice - Fassino non ha fatto altro che recepire proposte di legge depositate dalle forze del centrosinistra in Parlamento. E tuttavia si tratta di un recepimento parziale visto che le nostre proposte assumevano il criterio della piena parità, ossia il 50% e il 50%». Decisione analoga anche dei Verdi, il cui portavoce Grazia Francescato sottolinea che il suo «è un partito senza frontiere. Un partito paneuropeo. Un partito che ha deciso sin dalla nascita di destinare il 50% delle quote delle candidature alle donne e il 50% agli uomini». Boccia invece l'ipotesi emma Bonino, eurodeputato radicale: le quote sono una «sciocchezza, innanzitutto perché non sarebbe un provvedimento liberale».

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