CON LA NUOVA PREVIDENZA
La previsione arriva da Tito Boeri e Agar Brugiavini che, in un articolo sulla Voce.info, stimano in una percentuale che dovrebbe aggirarsi intorno allo 0,5% il tetto massimo degli effetti della riforma, nonostante la chiusura di due delle quattro finestre di uscita che comporta un ulteriore ritardo di sei mesi nell'andata in pensione del lavoratore. «Non sarà più uno scalone - scrivono - ma non è neanche uno scalino. Stravolta la filosofia responsabilizzante della riforma Dini: ci sarà molta meno libertà di scelta su quando andare in pensione». Per gli economisti, inoltre, l'emendamento che sarà discusso dalla prossima settimana in Senato non prevede una gradualità negli interventi, cosa che porterà per Boeri e Brugiavini ad un vero e proprio «esodo» pensionistico da qui al 2008 «in virtù dell'effetto annuncio della riforma». «Fino al 2010 il profilo dei risparmi è lo stesso che si ha nel caso della riforma inizialmente contemplata dal governo - dicono ancora -. Poi le curve si allontanano, per riavvicinarsi solo nella fase in cui i risparmi calano fino a progressivamente scomparire». Di positivo al contrario c'è per gli economisti l'abbandono del progetto della decontribuzione per i nuovi assunti e l'introduzione del meccanismo del silenzio-assenso per il trasferimento del Tfr ai fondi pensione. «Ma senza incentivi fiscali adeguati potrebbe non bastare a far decollare la previdenza integrativa nel nostro Paese.