CONFCOMMERCIO: NESSUNA PENALIZZAZIONE PER GLI AUTONOMI
Antonio D'Amato ha quindi chiesto che «la riforma venga accompagnata da nuovi provvedimenti sul costo del lavoro e dell'abbattimento degli oneri impropri». «Quello che chiediamo inoltre - ha aggiunto - è che ci sia coerenza sui numeri per quanto riguarda l'annunciato risparmio dello 0,7% sulla spesa». «Prendiamo atto dell'impegno del governo di mantenere lo 0,7% di risparmio sulla spesa - ha detto D'Amato - individuato nella precedente articolazione della riforma e quindi sulla coerenza dei numeri ci siamo». Così, come per quanto riguarda il Tfr e il meccanismo del silenzio-assenso, la soluzione individuata viene incontro al nostro punto di vista e questo è un aspetto che tutela le esigenze del sistema industriale». D'Amato ha poi chiesto di «approfondire in tempi brevi» le questioni rimaste aperte, «a cominciare dalla struttura del costo lavoro e dell'alleggerimento del cuneo fiscale e contributivo che rendono squilibrato - ha detto - il rapporto tra salario reale e costo complessivo». Anche la «spina» decontribuzione per D'Amato «richiede un approfondimento più articolato». Positivo il giudizio del presidente della Confcommercio, Sergio Billè, per il quale il nuovo emendamento del governo sulla riforma del sistema previdenziale non prevede penalizzazioni per i lavoratori autonomi, nè sul fronte dell'aumento dei contributi nè sul rendimento delle aliquote. Anche Casartigiani definisce la proposta del governo «di buon senso, perché mitiga la proposta di delega iniziale». Bocciatura in pieno, invece, da parte dell'ex ministro Livia Turco, responsabile Affari sociali dei Ds: «Sarebbe stato meglio se il governo avesse detto la verità - ha detto -. Abbiamo le casse vuote, quindi aumentiamo l'età pensionabile. È tutta qui, infatti, la tanto sbandierata riforma delle pensioni». «Maroni ha le idee confuse su quando e come entrerà in vigore la riforma della previdenza» gli ha fatto eco il vicepresidente gruppo Ds-L'Ulivo della Camera dei deputati, Renzo Innocenti, per il quale le riforme «non si fanno senza il confronto con le parti sociali, senza i sindacati, in particolare. E non si cambiano le regole in corso d'opera».