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RAFFREDDARE il clima e favorire il dialogo sulla riforma dell'ordinamento giudiziario.

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È stato questo il motivo «opportuno» che ha spinto il Csm a rinviare al 3 marzo la discussione sulla delibera già approvata dalla Prima Commissione, a maggioranza, con il no dei laici della Cdl. Un rinvio «opportuno», come ha spiegato il vice presidente dell'organo di autogoverno della magistratura Virginio Rognoni in apertura dei lavori del plenum. Slitta invece alla prossima settimana l'audizione dei vertici dell'Associazione nazionale magistrati sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, che era fissata per oggi in commissione Giustizia alla Camera. Un rinvio legato ai lavori dell'Aula di Montecitorio, impegnata fino a domani sera sul dl tv. La riforma riguarda un insieme di norme fortemente contestato dal sindacato delle toghe, che per far sentire la sua voce ha già proclamato due giorni di sciopero, l'11 e il 12 marzo. Così, si è fatta strada da ieri sera al Csm l'ipotesi di un rinvio del dibattito sulle parole del premier. E la decisione finale è stata frutto di una lunga mediazione che ha impegnato lo stesso Rognoni assieme ai rappresentanti di tutti i gruppi. Anche se le ultime dichiarazioni di Berlusconi sulla Corte costituzionale avevano fatto temere un irrigidimento. Soprattutto da parte dei togati delle correnti di sinistra. Il dibattito ci sarà quindi tra 15 giorni, è stato deciso: il 3 marzo coincide infatti con la prima seduta di plenum in calendario dopo la sospensione dell'attività dell'assemblea per la consueta settimana bianca. Un rinvio che dovrebbe valere anche per un'altra discussione, fissata per oggi all'ordine del giorno dei lavori del plenum del Csm, ma che dovrebbe ugualmente slittare ai primi di marzo: quella, sollecitata dai cinque consiglieri laici della Cdl, sulle parole del segretario Carlo Fucci al congresso dell'Anm. In quell'occasione il rappresentante del sindacato delle toghe parlò del rischio di «fascistizzazione della magistratura».

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