Il «triciclo» va in pezzi sull'impegno in Iraq
Anche alcuni della Margherita si dissociano apertamente dalla linea del «non voto» della lista Prodi
Il provvedimento passa ora alla Camera. La sinistra, che appena sabato scorso aveva presentato il proprio listone del «triciclo» per le prossime elezioni europee, si è subito spaccata: parte ha deciso di non votare, realizzando così un'opposizione inferiore a quella di un'astensione o di un voto negativo; in parte invece ha votato «no» compresi alcuni Ds che così non hanno seguito le disposizioni del partito. Il presidente Ciampi ha detto: «Quel che noi ci auguriamo è che la ricostruzione del Paese possa veramente fare un salto in avanti e che vi sia presto, ci sono a quanto sembra segni positivi, un impegno pieno da parte delle Nazioni Unite». In mattinata Berlusconi in alcune dichiarazioni radiofoniche aveva ribadito che la missione italiana in Iraq è fondamentale per aiutare questo paese nella transizione verso la democrazia, aggiungendo: «Si tratta di missioni di aiuto: non vedo motivi per dire no», ha aggiunto. Quindi, dato che la spaccatura a sinistra già si profilava certa, aveva osservato: è «emersa la farsa del cosiddetto triciclo» aggiungendo che «il giorno dopo la presentazione fintamente unitaria del cartello dell'opposizione - ha osservato il presidente del Consiglio - si sono già divisi in Senato sul voto per la missione militare in Iraq». Ieri in aula a Palazzo Madama, nel dettaglio, i «sì» sono stati 153, i «no» 42 (Verdi, Prc, Pdci, 15 Ds del correntone e 4 della Margherita), mentre gli altri senatori di Ds, Margherita e Sdi non hanno partecipato. C'è stato anche un astenuto ma l'interessato ha dichiarato che si è trattato di un errore. Il «triciclo» è ricorso al «non voto» dato che la maggioranza ha deciso di accogliere una mozione presentata da Ds, Margherita e Sdi che chiede un maggiore convolgimento dell'Onu in Iraq. La mozione peraltro non è stata votata proprio perché accolta da maggioranza e relatore. L'approvazione del decreto era chiaramente scontata. Non era invece prevista una rottura così clamorosa nel «triciclo» appena ufficialmente messo in pista. Dalla maggioranza sono arrivati commenti anche ironici, ma a sinistra la spaccatura è stata molto pesante e ieri sera appariva anche non facilmente sanabile. Il ministro per i rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi (Udc) ha dichiarato che mentre nei Paesi democratici maggioranza e opposizione fanno blocco sugli impegni internazionali, da noi c'è «l'insistenza offensiva e bugiarda con la quale parte dell'opposizione, spaccata in mille pezzi, vuole presentare i nostri militari come fossero in guerra, mentre universale è il riconoscimento della grande opera di pacificazione». Il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi ha avuto buon gioco nel dire che «alla prima curva» il triciclo è andato fuori strada e anche Roberto Calderoli ha insistito su questa immagine: «Il giocattolo di Prodi si è già rotto», ha detto il coordinatore delle segreterie della Lega. Nell'opposizione, il leader di Ap-Udeur Clemente Mastella ha lamentato che senza una politica estera comune l'opposizione non può vincere. Quanto ai ds, Fassino nella notte al termine di una lunga riunione aveva fatto di tutto per convincere al «non voto» e che parlare di ritiro delle truppe italiane dall'Iraq era «irresponsabile». Ma non c'è stato niente da fare. Dei suoi alla fine in aula hanno votato contro Acciarini, Baratella, Battaglia, Brandani-Bettoni, Bonavita, Paolo Brutti, De Zulueta (che insieme ad altri ha presentato una mozione detta «Samarcanda» che è stata bocciata), Falomi (che ha anche detto che pensa a non rinnovare la tessera della Quercia), Flammia, Iovene, Longhi, Pizzinato, Salvi, Villone e Vitali. In pratica si sono allineati con le posizioni sostenute da Prc, Pdci e Verdi. È stato, infine, accolto dal Governo e dal relatore, come raccomandazione, un ordine del giorno presentato dal senatore a vita Giulio Andreotti nel quale si dà via libera al rif