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Dini snobba la Commissione

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L'ex ministro degli Esteri ha comunicato per lettera alla presidenza della Commissione la sua decisione di non presentarsi. Secondo quanto si è appreso, Dini spiega che a suo tempo si disse disponibile a patto che la sua audizione fosse fissata dopo quella dell'ex amministratore delegato di Telecom Italia, Tomaso Tommasi di Vignano, e dell'ex vicedirettore di Telecom, Giuseppe Gerarduzzi. Dal momento però che questi ultimi, ascoltati la scorsa settimana, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere (almeno fino a quando risulteranno indagati dalla magistratura di Torino), Dini spiega che viene meno la sua disponibilità. In ogni caso, il senatore della Margherita precisa nella lettera che si recherà a San Macuto non appena gli ex dirigenti Telecom saranno ascoltati («Mi auguro in una data ravvicinata»). Così la Commissione - aggiunge Dini - «potrà formulare con cognizione di causa» le domande che riterrà opportune, «in particolare sui rapporti tra Telecom Italia e il ministero degli Esteri». La lettera dell'ex ministro degli Esteri non conterrebbe riferimenti al difficile momento politico che sta vivendo la Commissione Telekom Serbia: il centrosinistra da oltre un mese ha abbandonato i lavori per protesta, chiedendo che prima delle audizioni dei politici (Dini, Prodi, Fassino ed Enrico Micheli) fosse fatta definitivamente chiarezza su presunte complicità e depistaggi che avrebbero inquinato i lavori della Commissione attraverso personaggi come Igor Marini (il faccendiere, ora in carcere per calunnia, che in Commissione parlò di presunte tangenti a Prodi, Dini e Fassino).

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