Butti (An): vergognoso che l'Usigrai abbia rifiutato le assunzioni dei precari
Il CdA, in una riunione lampo durata appena 40 minuti, ha dato il via libera all'acquisto di altre frequenze per il digitale terrestre. Presenti tutti i consiglieri che hanno votato a favore, ma con il voto contrario della presidente Lucia Annunziata (che non ha rivolto la parola a nessuno) sarebbe stato anche confermato il trasferimento del vicedirettore del Tg1 Daniela Tagliafico alle Tribune parlamentari. Intanto a San Macuto si svolgeva l'audizione del direttore delle risorse umane Gianfranco Comanducci, che ha ribadito: la proposta di accordo avanzata un anno fa dall'azienda, e respinta dal sindacato, «è l'unica di cui l'azienda può assumersi la responsabilità». Convocato per fare chiarezza sull'annoso problema del precariato nell'azienda, ha ripercorso tutta la storia del precariato della radio tv pubblica fino alla proposta del luglio 2003 rifiutata dall'Usigrai. Oggi, secondo il responsabile delle Risorse Umane, i precari che rientrano nei cosiddetti bacini sono circa 850. Di questi 220 giornalisti, 150 programmisti registi, 100 assistenti ai programmi, 400 tecnici. Quanto allo specifico dei precari giornalisti: le trattative, ha ricordato, sono ferme ad una proposta avanzata dall'azienda nel luglio del 2003, rifiutata da sindacato. La proposta prevedeva la costituzione di un bacino di reperimento professionale nel quale far confluire i giornalisti utilizzati, ai quali garantire stabilità di occupazione per 4-5 anni (150 per le testate nazionali con garanzia di occupazione per non meno di 8-9 mesi; 70-80 unità per le testate regionali)». Si offriva la disponibilità ad assumere «non meno di 40 unità a tempo indeterminato» nell'arco del biennio 2003-2005 (il numero di 40, ha precisato Comanducci, «era da considerarsi come un minimo di garanzia, non esaustivo»). Per il sindacato, che, ha riferito Comanducci, chiedeva un impegno per almeno 100 assunzioni, una proposta insufficiente. Secondo Butti di An «la proposta respinta dall'Usigrai rappresenta una ipotesi innovativa rispetto al passato». L'esponente di An fa notare che «la proposta prevedeva la garanzia di un certo numero di assunzioni in un periodo dato ma assicurava continuità di impegno a termine e miglioramenti economici».