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Un mese di tormenti della sinistra

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Il prolungamento della missione italiana in Iraq dovrà essere convertito entro il 22 marzo, ma nella Quercia non esiste una linea certa sull'atteggiamento da tenere in aula sul conversione in legge della missione. Molti immaginano già l'ex sottosegretario agli Esteri Umberto Ranieri abbandonare l'aula. Ma stavolta il «No» dei diessini potrebbe avere una valenza più grave perché sarebbe contro anche tutte le altre missioni di pace dell'Italia. Del resto, il quotidiano l'Unità pare voler cavalcare il «No» alla missione criticando la linea riformista del segretario Piero Fassino che vorrebbe votare a favore della missione. Se si legge l'edizione dello scorso 11 febbraio del quotidiano, il senatore Antonello Falomi, in predicato di abbandonare la Quercia, : «L'ultima riunione della direzione del partito è stata un passaggio chiave. La minoranza (è un refuso, ndr) ha tentato in tutti i modi di mutare la posizione che sta emergendo nel partito sulla vicenda irachena. Hanno respinto tutto. Quello che mi ha colpito è l'ambiguità, la doppiezza, il ricorso a marchingegni parlamentari per non affrontare con chiarezza questo nodo». E cosa dire invece di Gavino Angius, capogruppo diessino che il 27 gennaio propone un'«astensione politica» sulla missione in Iraq, motivandola con il fatto che «non si può votare di no, perché il decreto che rifinanzia la missione italiana in Iraq stanzia i fondi anche per tutte le altre missioni». Il 12 febbraio Angius cambia linea precisando che la decisione sulla missione verrà presa dopo il confronto all'interno e tra i gruppi dell'Ulivo. La maggioranza fassiniana non sa che pesci prendere e il correntone non vuole dire «Sì» alla missione o astenersi perché perderebbe molti consensi nel mondo delle Ong. Alla convention dell'Ulivo di sabato è intervenuto il Presidente delle associazioni Ong Sergio Marelli che ha chiesto ai «riformisti» di dire «No» alla missione. Sulla strada di coloro che prendono tempo c'è anche Piero Folena, che afferma: «Non c'è ancora una decisione ufficiale e ho la speranza che si possa arrivare ancora a un voto contrario, anche da parte della Margherita». Anche Luigi Berlinguer afferma: «Le truppe italiane tornino a casa subito. Sarebbe una grande cosa se da questa convention uscisse una decisione unitaria». Ma il Professore dal palco della convention il 14 febbraio si limita a dire: «Ora emerge con chiarezza che nessuno, da solo, anche se può vincere la guerra, può portare la pace e la democrazia (...) è la lezione che ci viene dall'Iraq». Bello! E sulla missione che cosa deve fare la lista?!

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