Spesa sanitaria, il governo valuta un aumento del tetto

Non è pensabile che lo Stato possa «accollarsi l'incremento di spesa di 5 miliardi di euro nel 2003 rispetto al tetto previsto». A sottolinearlo è il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas che all'Adnkronos ribadisce la posizione dell'esecutivo in vista dell'incontro del 18 prossimo a Palazzo Chigi. Il Governo, assicura Vegas, è pronto a «valutare attentamente le richieste delle Regioni» ma, sottolinea, «l'unica strada realistica per rientrare nei limiti previsti è quella di ridurre la spesa o introdurre nuovi ticket». Insomma, spiega il sottosegretario, deve essere «chiaro che non è più tempo di rimborsi a piè di lista da parte dello Stato. Certo - aggiunge - è vero che le regioni devono garantire i livelli di assistenza essenziali previsti, ma non è detto che tali livelli devono essere assicurati per forza in modo gratuito. Non tutto quello che rientra nei Lea deve essere gratuito. Si possono benissimo introdurre nuovi ticket legati a tipi di patologie o a tetti di reddito». Tocca dunque alle regioni trovare il modo di far quadrare i conti. «Per esempio - sottolinea Vegas - non tutte hanno ridotto i posti letto. Ma sicuramente è possibile fare economie e razionalizzazioni. E comunque deve essere chiaro che la spesa va calibrata sulla base delle risorse disponibili». Il governo comunque qualcosa è disposto a mettere sul tavolo nell'incontro del 18 prossimo a Palazzo Chigi. «Stiamo valutando - spiega Vegas - di aumentare il tetto di spesa tenendo conto dell'incidenza sulla spesa sanitaria della regolarizzazione di circa 700 mila extracomunitari. Siamo pronti a valutare le richieste ma tenendo conto che le disponibilità finanziarie sono limitate». Inoltre, ricorda Vegas, «in tre anni il finanziamento pubblico del servizio sanitario è passato dal 5,3% al 6,1% del Pil che nel 2003 equivale a circa 79.000 miliardi. Vegas infine annuncia che il governo sta studiando alcune modifiche al meccanismo di riparto del fondo sanitario: «Attualmente - spiega - è su base capitaria corretta con un fattore che concerne quasi esclusivamente l'invecchiamento. Si tratta di un meccanismo che penalizza alquanto le regioni del mezzogiorno e quindi probabilmente per consentire al complesso delle regioni di rispettare con maggiore efficacia gli obiettivi di spesa sarà opportuno prima o poi arrivare a una revisione dei meccanismi di riparto». Non è piaciuto però a Vasco Errani (Emilia Romagna) il discorso fatto da Vegas. Secondo Errani, che è anche vicepresidente della Conferenza delle Regioni: «Le dichiarazioni di Vegas - dichiara - sono sconcertanti. È incomprensibile come si pensi di risolvere con misure quali i ticket e i risparmi il problema vero della sottostima del fondo sanitario che è valutato in 5 miliardi di euro». Per Errani «si ribadisce in questo modo di non comprendere il significato della questione posta dalle regioni. Non è con dichiarazioni come quella di Vegas - conclude - che si può preparare seriamente l'incontro di mercoledì prossimo». Anche l'assessore agli Affari istituzionali della Regione Lazio Donato Robilotta reagisce negativamente: «Il sottosegretario al Tesoro Vegas continua ad arrampicarsi sugli specchi. Le Regioni, infatti, non chiedono più risorse per la sanità, ma unicamente ciò che è loro dovuto».