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Indagine sul risparmio, tocca ai banchieri

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Gli istituti di credito esposti con Parmalat e Cirio preparano la loro strategia. Faranno quadrato intorno a Fazio

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L'indagine sul risparmio entra nel vivo con i vertici di Capitalia, Unicredit e SanPaolo Imi e Banca Intesa che verranno ascoltati tra giovedì e venerdì prossimo dalle commissioni Finanze e Attività Produttive di Camera e Senato. Ma a tenere viva l'attenzione non saranno solo i crac Parmalat e Cirio, quando la «bomba» che Vincenzo Maranghi, ex numero uno di Mediobanca, ha sganciato in Parlamento e che ha fatto esplodere ulteriori polemiche sul ruolo di primo piano che avrebbe assunto la Bankitalia nella vicende del cambio dei vertici di Piazzetta Cuccia e della fallita scalata alle Generali da parte dei francesi. In attesa delle audizioni parlamentari i banchieri preparano la loro strategia. La linea che dovrebbe emergere è quella di fare quadrato intorno a Fazio. Come si conferma dalle parole di Carlo Salvatori, presidente di Unicredit. L'unico che al Forex di Genova ha rotto il silenzio affermando apertamente che «quello che ha detto il governatore Antonio Fazio è la verità. Io c'ero». E aggiungendo che «Maranghi ha una visione parziale della vicenda, di comodo». Quanto al crac Parmalat e alla tutela dei risparmiatori «traditi», le banche, con tutta probabilità, ribadiranno di essere state «parte lesa» nella vicenda. Non solo. Per dimostrare la loro totale buona fede ricorderanno al Parlamento il piano messo in atto per rimborsare, almeno parzialmente, i sottoscrittori dei bond dell'azienda di Collecchio. Su questo punto si era espresso qualche giorno fa l'ad di Unicredito, Alessandro Profumo, che aveva sostenuto la tesi che le banche sono state tratte in inganno dalla Parmalat «anche per quel che riguarda la liquidità cui disponeva la società». D'altra parte, non sta agli istituti di credito «verificare la correttezza dei bilanci». Dello stesso tenore dovrebbe essere anche la «difesa» di Cesare Geronzi, patron di Capitalia. L'esposizione complessiva del gruppo nei confronti di Parmalat ammonta a 476 milioni di euro, 386 dei quali verso le società operative e 90 milioni verso Parmatour. E per recuperare la fiducia dei risparmiatori il gruppo capitolino ha già messo in campo un piano per rimborsare al cento per cento 8,5 milioni di euro di bond Parmalat venduti come colead manager e 9,8 milioni di euro di bond Cirio venduti invece come lead manager. Non è escluso che i crac Cirio e Parmalat incideranno sul comportamento futuro delle banche . Ma una cosa è certa. Come ha avuto modo di affermare qualche settimana fa, il numero uno del SanPaolo Imi, Rainer Masera, «non è opportuno spingere le banche ad assumere un ruolo di surrogato di revisore dei conti delle aziende». Bene quindi l'impianto del ddl sul risparmio messo a punto dal Governo e che, tra l'altro introduce norme sull'incompatibilità delle società di revisione, visto che fino ad ora non è stato «facilissimo» per le banche chiedere dati e ottenere informazioni sulle società quotate, «che - aveva detto Masera - evidentemente devono essere fornite al mercato. Il mercato stesso - ha aggiunto - deve poter disporre in tempo reale di tutti i dati, e quando c'è evidenza o di un profilo di rischio o di scarsa veridicità dell' informazione, queste cose devono essere rese note al mercato». Quanto ai bond, i banchieri metteranno i puntini sulle «i». In pratica, deve essere chiaro ai risparmiatori che ad alti profitti corrisponde un alto rischio. «Il risparmiatore - ha spiegato Masera qualche giorno fa - deve comprendere che non c'è bollino blu che tenga: l'unico titolo sicuro è il rendimento sui Bot a breve termine, rendimento troppo basso che ha spinto alla ricerca di rendimenti più alti, che si ottengono solo correndo dei rischi». Oggi della lettera di Maranghi si occuperà anche la commissione bicamerale d'indagine sulla tutela del risparmio con una presa d'atto del documento.

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