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La mobilità cresce nel Meridione +107% i cambi d'azienda in Calabria

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Le motivazioni, secondo una ricerca condotta dalla CGIA di Mestre, sono dovute alla stagionalità, bassa qualità del lavoro, precarietà e la voglia dei giovani di crescere professionalmente. Un esercito di lavoratori itineranti che continua ad aumentare, soprattutto nel Mezzogiorno. Così, se nel 2001 i trasferimenti rilevati erano pari a 3 milioni 632 mila 163, lo scorso anno hanno raggiunto i 5 milioni 276 mila 692, con un aumento del 45% corrispondente in termini assoluti a un milione 646 mila 529 cambi. L'Ufficio Studi della CGIA di Mestre, accanto ai dati nazionali, ha esaminato nel dettaglio le diverse situazioni regionali con una graduatoria in cui è la Lombardia a salire in cima al podio con i suoi 877 mila 200 cambi di lavoro registrati nel 2003, seguita dall'Emilia Romagna (497 mila 350), dal Veneto (489 mila 112), dal Lazio (472 mila 273) e dalla Puglia (432 mila 450). Ultima la Valle D'Aosta, con 22 mila 595 passaggi di lavoratori da un'azienda all'altra, preceduta dal Molise (23 mila 388) e dalla Basilicata (41 mila 259). L'elaborazione dell'Ufficio Studi ha analizzato anche le percentuali di crescita delle schiere dei lavoratori «volubili», anche se non sempre per volontà propria. La classifica percentuale vede così al primo posto la Calabria, dove l'incremento dei cambi d'azienda evidenziato dagli esperti dell'associazione tra il 2001 e il 2003 è stato del 107,4%. Al secondo posto c'è la Campania (73,5%), al terzo la Sardegna (65,6%), al quarto la Sicilia (64,8%). Fanalino di coda è il Piemonte (25,1%), preceduto dal Veneto (25,9%), dall'Emilia Romagna (28,3%), dal Friuli Venezia Giulia (34,9%), dal Molise (35,5%) e dalla Lombardia (37,1%). Hanno fatto registrare una crescita superiore del 50% anche Liguria (54%), Trentino (56,4%) e Abruzzo (57,8%). «Non va nemmeno dimenticato - ha rilevato Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre - che lo spostamento d'azienda spesso è dovuto in alcune aree del Paese alla forte presenza di attività stagionali come il turismo e l'agricoltura. Settori che nel Sud costituiscono l'asse portante di quelle economie».

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