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Cade il muro di Gorizia in piedi da 57 anni

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I sindaci delle due città «sorelle» cresciute all'ombra della guerra fredda si sono incontrati ieri, nella storica Piazza della Transalpina, per mettere mano assieme, ciascuno dalla propria parte di confine, a un nuovo capitolo della storia europea. Mancano 79 giorni alla data del primo maggio, quando anche la Slovenia entrerà a far parte dell'Unione Europea. Ma l'abbattimento delle barriere è ufficialmente cominciato ieri, con la demolizione fisica della rete metallica che corre lungo il confine italo-sloveno di Gorizia: una cinquantina di metri appena, ma sufficienti a trasformare l'esistenza e le abitudini di migliaia di persone che da secoli convivono tra le valli del fiume Isonzo e del Vipava. Una cerimonia breve, quella organizzata dai due Comuni con l'avvallo della Commissione di Vigilanza formata da Prefettura, Questura e Guardia di Finanza, per formalizzare l'inizio del conto alla rovescia. Entro la metà di aprile, quella rete non esisterà più e al suo posto sorgerà un'unica grande piazza abbellita da un mosaico di otto metri di diametro, raffigurante l'esplosione del cippo collocato nel 1947 lungo la linea di confine. Mercoledì prossimo, alle note, anche il cippo sarà rimosso, parcheggiato prima all'Istituto nazionale di Geografia di Firenze e poi trasferito nel Museo della Guerra Fredda che i due Comuni intendono realizzare nell'imponente edificio di inizio Novecento della Stazione della Transalpina, in territorio sloveno.

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