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di LANFRANCO PALAZZOLO LA verifica non c'è stata e un documento programmatico sulle cose da fare è irrilevante.

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Presidente Tabacci, alcuni esponenti del suo partito hanno dichiarato chiusa la verifica e nello stesso tempo hanno lasciato intendere che i problemi sul tappeto non sono stati affrontati. È una chiusura tattica della verifica? «Non credo che possano aver dichiarato chiusa una verifica che non si è mai aperta. Forse bisogna mettersi d'accordo su cosa si intende per verifica. Dal congresso dell'Udc del dicembre del 2002 avevamo segnalato alla coalizione i problemi di impostazione che richiedevano una più attenta cultura di Governo e uno spirito di coalizione più adeguata dalla politica economica e sociale, dai temi dell'immigrazione, alle fondazioni bancarie, a terzo settore, al volontariato, alle riforme istituzionali. Abbiamo segnalato una serie di problematiche che rischiavano di creare un crescente distacco. La spinta della coalizione che aveva creato tanti consensi nel 2001. Questo avrebbe richiesto nel semestre europeo un'approfondita analisi programmatica perchè dal programma elettorale del 2001 sono cambiate molte cose in Italia e nel Mondo. Questi mutamenti avrebbero dovuto portare anche ad un aggiornamento progammatico e politico della compagine governativa». La soluzione quale sarebbe stata? «Passare attraverso un Berlusconi 2 e un accentuato rimaneggiamento della compagine di Governo». Pensa che il Presidente del Consiglio non sia stato presente sulla scena della crisi? «Berlusconi ha negato la necessità di fare una verifica. Lo ha detto nel discorso alla fine dell'anno e nei giorni scorsi ha affermato che la coalizione va benissimo, che siamo in anticipo sulla tabella di marcia e se c'era un problema su qualche strapuntino si poteva risolvere. Questo è un discorso sbagliato e denota una cultura della coalizione un po' da monarchia assoluta». Lei non crede al Consiglio di Gabinetto? «I partiti della coalizione sono nell'esecutivo con i loro rappresentati. Non si può rispondere a questioni politiche con dei fatti formali. Mi pare che sia tutto rinviato molto realisticamente a dolo le elezioni europee». Il comportamento del leader del suo partito Follini è stato corretto nell'affrontare la verifica? «Lo approvo. Nessuno di noi ha chiesto... Di fronte al fatto che si negava l'evidenza della verifica non si poteva chiudere questa fase con il compenso di un piccolo ministero. Follini ha ribadito che non eravamo a caccia di poltrone, ma di un chiarimento politico nell'interesse del rilancio della coalizione». Come interpreta l'intervista di Sergio D'Antoni al Corriere della Sera. Concorda con l'analisi dell'ex leader della Cisl, il quale ricorda che non è finita qui sulla verifica? «Non mi pare che ci siano sostanziali diversità rispetto alla linea che è stata adottata al gruppo dirigente dell'Udc. Mi pare che, quando D'Antoni dice che non possono esserci cambiamenti reali e anche una modifica della struttura, dice una cosa che avevamo posto in premessa, come conseguenza di un aggiornamento programmatico di un rilancio della coalizion,e fondata anche sul fatto che il Presidente Berlusconi avrebbe dovuto costruire il perno della coalizione sulle forze di centro». Il documento che si sta mettendo a punto sul programma è inutile? «Ho già detto che un documento all'acqua di rose che fissi alcuni principi generici è assolutamente irrilevante. Un documento programmatico di grande spessore e di grande profondità avrebbe dovuto essere il risultato di una verifica che invece è stata negata dal Presidente del Consiglio. Adesso siamo interessati a girare pagina. Ognuno va alle prossime elezioni con le proprie forze. Vogliamo parlare al nostro elettorato e metterci in sintonia con l'elettorato democristiano attraverso l'idea di Europa sulla quale siamo attestati da sempre e con la quale abbiamo fatto crescere l'Italia».

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