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Prevista domani una nuova riunione per decidere come ammorbidire lo «scalone» del 2008. Silenzio-assenso per il passaggio del tfr nei fondi pensione

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È stato deciso in una riunione maggioranza-governo ieri mattina, durante la quale si è stabilito anche per il silenzio-assenso per il trasferimento del tfr maturando nei fondi pensione e di proseguire domani la discussione su come ammorbidire il cosiddetto «scalone» del 2008, data dalla quale per andare in pensione si passerà al nuovo regime di contributi necessari. A dare la notizia dell'accordo è stato, lasciando la riunione al ministero del lavoro, il senatore di An Oreste Tofani il quale ha detto che si punta ad avere la proposta pronta entro la fine della settimana. Il presidente della commissione lavoro del Senato Tomaso Zanoletti ha confermato l'ulteriore riunione di domani. La formula su cui si sta lavorando, comunque, resterebbe resta quella di un mix età anagrafica-contributiva per andare in pensione, intorno a «quota 96», probabilmente accompagnata dalla riduzione a due delle quattro finestre per andare in pensione di anzianità. Una volta definita la posizione della maggioranza, ci sarà, l'incontro con i sindacati. Il leader della Margherita Rutelli ha commentato che lo sviluppo della situazione è merito anche dell'iniziativa del suo partito. La caduta della decontribuzione dovrebbe avere un effetto positivo sul «no», politicamente molto pesante, finora nettamente opposto dai sindacati alla riforma Maroni. È infatti l'argomento principale sul quale tutte le organizzazioni dei lavoratori sono compattamente contrarie. Una prima reazione viene da Gianpaolo Baretta segretario confederale della Cisl: «Segnali incoraggianti». Poi il numero uno di Via Po, Savino Pezzotta, chiede di vedere la proposta complessiva del Governo. «Noi siamo sempre stati contrari alla decontribuzione - dichiara -. Se la tolgono va bene, significa che le nostre proposte non erano campate in aria. Però bisogna vedere il contenuto generale della proposta del governo». La Uil, con il segretario generale Luigi Angeletti, afferma che «se scomparirà anche l'emendamento relativo all'innalzamento a 40 anni» al sindacato «andrà benissimo». Diffidano parecchio invece alla Cgil: dalle notizie giunte dalla riunione al ministero del Lavoro, dice la segretario generale Morena Piccinini «non credo si possa dedurre una reale volontà di cambiamento radicale delle delega». Intanto, comunque, le segreterie unitarie sono state rinviate a venerdì, il giorno successivo a quello della riunione maggioranza-governo che dovrebbe affrontare la questione dello «scalone». Chi spara a zero sono invece gli industriali. La decontribuzione è stata in parte considerata dalle imprese come un «indennizzo» rispetto al fatto che i tfr, ora da loro tenuti e usati come preziosa fonte di finanziamento, finiranno nei fondi di pensione. Confindustria in una nota denuncia il tradimento dello spirito della riforma, perché con la caduta della decontribuzione «si annulla una misura fondamentale per il sostegno all'occupazione; non si affronta il problema dell'elevato costo del lavoro». Intanto, ieri a Bruxelles, Tremonti nella conferenza stampa a conclusione dell'Ecofin si è dichiarato «convinto che manterremo l'impegno» in materia di revisione previdenziale, materia che «ha da tempo cessato di essere solo materia di welfare».

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