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Macché «terzo», tutte le volte che Casini è stato anti-Silvio

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Abbiamo cercato di capirlo leggendo le 35 interviste concesse dall'alta carica dello Stato dalla sua elezione e constatando come negli ultimi mesi il Presidente della Camera abbia criticato l'azione del Governo. Sulla guerra in Iraq, Casini ha ribadito più volte il consenso per le manifestazioni di piazza contro la guerra spiegando a la Repubblica del 16 febbraio 2003: «Questa piazza va ascoltata, sarebbe un errore non farlo» e aggiungendo che «in ogni manifestazione popolare, immensa come questa, ci sono luci ed ombre, come è fisiologico, ma fino ad ora debbo dire che è una manifestazione pacifica e composta, è una manifestazione di cui il Governo e anche il Parlamento debbono tenere conto». Il 9 febbraio precedente al Corriere della Sera, il Presidente della Camera aveva rivolto una critica agli Usa: «La guerra indetta unilateralmente sarebbe una scelta autolesionista». Sulla giustizia Casini ha dato l'impressione di non essere in linea con i propositi del Governo. Le sue parole sulla reintroduzione dell'autorizzazione a procedere fanno arrabbiare molti nella Cdl quando Casini afferma a la Repubblica del 20 gennaio 2002: «Sono contrario a tornare al passato. La legge attuale assicura un equilibrio soddisfacente tra esigenza di trasparenza dell'opinione pubblica e le giuste garanzie dei parlamentari». Ma il 5 febbraio del 2003, ad Avvenire, Casini si esprime sul problema dell'immunità: «Questo tema non deve essere tabù. L'immunità può anche essere regolata diversamente». Ma negli ultimi mesi le posizioni di Casini si fanno più esplicite contro la maggioranza. Sulla giustizia, Casini si esprime così con Il Giornale il 16 novembre scorso: «In altri settori, penso alla giustizia, troppi interventi microsettoriali hanno dato impressioni sbagliate, e sostituito la strada maestra di una riforma organica». Il 27 novembre del 2003, la terza carica dello Stato si esprime favorevolmente sulla lista unica di Prodi: «Dal mio punto di vista - dice Casini -, penso che ogni accorpamento sia positivo. Lasciamo perdere se Prodi ha fatto bene o male ad esporsi. Certamente il fatto che uno dei più accreditati esponenti dell'opposizione (il Presidente della Commissione europea!, ndr) si ponga il problema di una base forte è giusto». Ma quello che sorprende è che nella già citata intervista a Il Giornale Casini parla della verifica. «Nel centrodestra - spiega Casini al quotidiano - ci sono due partiti che hanno posto dei problemi e io sono convinto che a questi problemi si debba rispondere. Far finta che non esistano, viceversa, è la cosa più sbagliata e pericolosa che si possa fare». Ma era stato proprio al Corriere della Sera del 23 settembre del 2003 che Casini aveva aperto la stagione con questo augurio al capo del Governo: «Credo che Silvio Berlusconi sappia per primo che non ci sono spazi per eccessivi ottimismi. L'ha capito quando ha aperto le casse dello Stato e visto la situazione dei conti pubblici», rincarando la dose alla fine dell'intervista: «E smettiamola con l'evocazione dei comunisti che non esistono più». Francesco Verderami scrive sul Corriere della Sera del 15 marzo del 2002 di un parlamentare di Rifondazione comunista che avvicina Casini e gli sussurra: «Sei bravo, anche se non te lo posso dire».

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