«Attaccano lo Stato, democrazia a rischio»
Usa l'ironia Giuseppe Gargani, responsabile Giustizia di Forza Italia. Poi, aggiunge subito: «Ci metta il punto esclamativo, eh! Anzi, anche due, tre, mi raccomando». Cerca di parlare piano, Gargani. Di specificare le parole. Ma poi sbotta e si fa prendere dalla foga di fronte alle ennesime parole dell'Anm violente contro il governo, la riforma alla quale l'esponente di Forza Italia ha lavorato assiduamente e davanti a quelle accuse di Fucci («Siamo alla deriva fascista») che bruciano. Onorevole, come giudica quelle parole? «Sono parole gravissime, pesanti. È davvero incredibile tutto questo livore contro lo Stato, è un livore che mette in pericolo la democrazia». In pericolo la democrazia? «Senta, ma se lo immagina uno di quei magistrati nel corso di un processo? Ci pensi un attimo». Ma perché «livore contro lo Stato»? Anche la magistratura è lo Stato, no? «Sono state usate parole di fuoco contro il governo, contro la maggioranza, contro l'opposizione. Sono soli contro tutti, oramai. E qui entriamo in quello che definisco l'illegittimità e l'illegalità dello sciopero dei magistrati». In che senso, scusi? «I magistrati sono gli esecutori della legge, coloro che devono farla applicare. Ma sono anche quelli che protestano contro la legge. Sono un potere dello Stato che protesta contro agli altri due, il governo e il Parlamento. Per questo dico che siamo nell'illegittimità e nell'illegalità. E non lo dico da oggi, ma lo ripeto dal 1975. Con una novità in più tipica di questa volta». E cioè? «Che dal 1948 ad oggi non era mai accaduto che i nessuna categoria scioperassero contro una legge che deve ancora essere approvata. Ora è stato stabilito anche questo nuovo primato». Lei però ha proposto l'apertura di un tavolo di trattativa con i magistrati. Ne è sempre convinto? «Un attimo, io ho proposto un tavolo per il dialogo. A questo punto è chiaro che è tutto materia del Capo dello Stato». Che cosa si aspetta che dica il Presidente della Repubblica? «Non mi aspetto che dica più nulla, mi auguro che faccia». Faccia che cosa? Che tipo di azione dovrebbe intraprendere? «Non sarò io a fare questo tipo di suggerimenti. Penso però che l'Italia è l'unico Paese che ha un sindacato della magistratura e ho trovato irrituale che partecipasse al loro congresso il presidente della Repubblica. Bene, ora in quel congresso, inaugurato alla sua presenza, sono state dette parole inammissibili. Credo che adesso sia il caso che egli intervenga energicamente. Come, quando, dove e altro è questione che riguarda solo lui cosa fare». Ma che cosa potrebbe fare Ciampi? «Spetta a lui valutare, ma se è uno sciopero illegale, e illegittimo può intervenire per impedirlo. È il Capo dello Stato e anche il Capo della magistratura. Ora siamo davanti a questo fatto: una è contro l'altro. Spetta a lui decidere». E per il governo e Parlamento adesso cambia qualcosa? «Siamo davanti anche ad un altro fatto. E cioè davanti ad una riforma di cui sta discutendo il Parlamento. La magistratura s'inserisce in questo dibattito non fornendo un parere o un giudizio, ma addirittura proclamando uno sciopero. Insomma, è alla stessa stregua di Cofferati che scendeva in piazza contro l'articolo 18».