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Verifica in panne, Berlusconi preme su Follini

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Il leader dell'Udc preferisce non entrare nel governo. Confida in un successo alle elezioni europee

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Ieri mattina Berlusconi ha tenuto un lungo vertice a Palazzo Chigi con i rappresentanti della Cdl sulle prossime elezioni europee, nel pomeriggio ha avuto un incontro di quasi due ore col presidente della Camera Casini, e in serata ha ricevuto Marco Follini. Al leader dei centristi il premier, per uscire di forza dalla impasse della verifica, ha proposto di entrare personalmente nel governo: ma una soluzione non è stata raggiunta e all'Udc ieri sera l'incontro veniva valutato come interlocutorio. Il segretario dell'Udc vuole tenere le mani libere in vista delle prossime europee, dalle quali si aspetta un miglioramento elettorale per il suo partito. Un ministero quindi potrebbe essere accettato solo se questa fosse l'unica soluzione per evitare una crisi grave e se il dicastero fosse di significato politico elevato. Ieri sera però circa tre quarti d'ora di colloquio a palazzo Grazioli non hanno sbloccato la situazione. Che gli ultimi guai per il governo fossero incentrati sulla posizione dell'Udc era chiaro ormai da giorni ed è stato confermato ieri mattina dal coordinatore di An La Russa, il quale parlando dell'invito fatto l'altro giorno da Berlusconi agli alleati a dire le loro richieste, ha chiarito che questo invito era evidentemente rivolto all'Udc e non ad An che aveva già detto tutto quello che aveva da dire. Dichiarazione questa di la Russa che peraltro è sembrata anche segnare un certo allontanamento fra An e Udc finora praticamente sempre alleate nelle loro rivendicazioni nei confronti dell'asse privilegiato costituito da Forza Italia e Lega. Si è conclusa così, con la partenza in serata di un irritato Berlusconi alla volta di Arcore, un'altra giornata difficile per la Cdl, che ha visto di nuovo i centristi frenare sulla ipotesi della lista unica, molto desiderata invece da Berlusconi. L'Udc peraltro ha da risolvere parecchi problemi. Il partito spera di aumentare alle prossime elezioni il suo magro 3,2%, ma per farlo deve continuare ad essere battagliero e a distinguersi all'interno della Cdl, motivo questo anche alla base del rifiuto opposto finora appunto alla lista unica. Inoltre il partito non ha vere e proprie roccaforti, il che rende debole la posizione del leader, il quale deve insistere soprattutto sulla linea politica e sulle mediazioni interne. Una buona base elettorale per l'Udc si trova in Sicilia, dove il leader portato dai locali è l'ex segretario generale della Cisl Sergio D'Antoni, il quale però trova difficoltà ad attestarsi come esponente a livello nazionale, anche per l'ostilità mai del tutto superata nei suoi confronti della Lega e di ambienti di An che non dimenticano come l'ex sindacalista sia stato acquisito alla Cdl solo un un secondo momento.

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