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SI è conclusa ieri nell'aula della Camera la discussione generale sulla proposta di legge presentata ...

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Marco Boato ha manifestato «soddisfazione», evidenziando che, grazie a questo provvedimento, «si riafferma finalmente la potestà del presidente della Repubblica sulla concessione del provvedimento di clemenza». Voci critiche in An, che pure al voto finale in commissione si era astenuta. Nuccio Carrara ha definito «anticostituzionale» la Pdl Boato, mentre Enzo Raisi ha parlato di «legge ad personam» che «fa uccidere due volte il commissario Calabresi». L'ex An Antonio Serena ha duramente attaccato la «legge Sofri, voluta con corsia preferenziale dalla ex "lobby" di Lotta Continua», parlando per questo di «giustizia a doppio binario». «Non voterò a favore del progetto di legge Boato se non sarà chiarito nel testo che la grazia può essere concessa dal presidente della Repubblica esclusivamente su richiesta dell'interessato o di un suo rappresentante» ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi. «In caso contrario - ha aggiunto - mi renderei corresponsabile di una decisione incomprensibile, offensiva dei sentimenti di giustizia del popolo italiano, umiliante per i familiari delle vittime del terrorismo». Commentando il dibattito parlamentare sulla proposta di legge Boato, Publio Fiori ha detto che «al di là dell'incostituzionalità di una legge ordinaria che va ad incidere sulla norma e sull'assetto costituzionale, assume particolare rilievo politico l'intesa trasversale tra FI, Udc e sinistra che, consentendo la concessione della grazia senza pentimento e senza diretta richiesta dell'interessato, rappresenta un'offesa alle forze dell'ordine, alle tante vittime del terrorismo e ai moltissimi detenuti che hanno quanto meno le stesse aspettative di Sofri, ma non le sue sponsorizzazioni». «Si tratta - ha proseguito Fiori - di una proposta di legge che, anzichè affrontare e chiudere per sempre e per tutti la tragedia degli anni di piombo, viene avanzata d'urgenza e "ad personam" per favorire un condannato solo perché intellettuale gradito a quell'intellighentia "sessantottina" ora trasbordata, con successo, nell'area politico-culturale del presidente del Consiglio».

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