RAI NELLA BUFERA

I consiglieri «che non contano nulla» secondo Petruccioli, però non arretrano di un passo: «Non ci sono attualmente le condizioni per recuperare un rapporto di fiducia», dice Veneziani. «Io non scendo in polemiche da ballatoio con la presidente Annunziata. Se qualcuno lancia accuse false e infamanti nei confronti di altre persone deve avere il buon gusto e il buon senso di fare un passo indietro». «Io non mi dimetto», fa sapere anche Giorgio Rumi assente nel momento dello scontro epocale dell'altro giorno. Se a viale Mazzini ora si attende solo la riunione di martedì, a Saxa ieri si è svolta l'assemblea dei giornalisti Rai convocata dall'Usigrai per denunciare «il grave stato di tensione e di intimidazione che si respira nell'azienda». I giornalisti infine hanno chiesto ai Presidenti della Camera e del Senato «di intervenire, alla vigilia della campagna elettorale». In mattinata, invece, mentre a San Macuto il direttore Clemente Mimun ascoltava senza fiatare le domande dei parlamentari, spiazzando tutti, il suo vice Daniela Tagliafico si dimetteva da vicedirettore del Tg1 con una lunga lettera affissa in bacheca. Evidenti «dimissioni politiche» le sue per i deputati della maggioranza che ascoltano insieme all'opposizione Mimun che annuncia: dirà la sua su «quello che sta accadendo al Tg1» e «sul clima preelettorale che naturalmente ricade in modo pesante sul clima Rai», la prossima volta, martedì. La decisione di Mimun, definita «inusuale» dal presidente Petruccioli (che ha però ricordato che non c'è una regola che obbliga gli auditi una relazione) è stata letta come uno «strappo», da Falomi, Gentiloni, rappresentanti di Ds e Margherita. Tutto ok invece per la maggioranza. «Sono i rappresentanti dell'Ulivo che hanno chiesto la sua convocazione», dice Giorgio Lainati, capogruppo di Fi. «Mimun - ha detto Lainati - ha interpretato correttamente questo invito dicendosi pronto a rispondere a tutte le domande dei commissari. Facciano le domande ed avranno tutte le risposte». Basta strumentalizzazioni anche per Alessio Butti per il quale Mimun, se non avesse voluto partecipare alla audizione, aggiunge, «avrebbe mandato un certificato medico». Infine l'appello: «smetta la sinistra di avvelenare la questione - conclude il parlamentare di An - perchè Mimun non è l'assassino di Kennedy e la Vigilanza, come ha ricordato lo stesso direttore del Tg1 uscendo da San Macuto, non è la commissione Warren». Giu.Cer.