Il Cavaliere a Palazzo Grazioli con i suoi: «Con Gianfranco un accordo ci sarà». La Russa conferma: «Trovate intese sufficienti»
E meno che meno Fini. Il vero problema è il segretario dell'Udc». Sbotta Silvio Berlusconi, ragiona con i suoi, parla, si sfoga. Alla fine è più che convinto che con Gianfranco Fini una soluzione si troverà, le distanze non sono incolmabili e conta sul fatto che lo stesso leader di An non ha voglia né interesse di portare questa storia della verifica ancora troppo per le lunghe. Ma che il clima dentro la destra sia più sereno traspare anche nelle parole del coordinatore del partito Ignazio La Russa: «La verifica sta andando bene, abbiamo trovato le intese sufficienti, almeno per quanto ci riguarda». Intese sufficienti, dunque: l'accordo sembra più vicino. Resta sul tavolo l'offerta della presidenza del Cipe a Fini, più qualche aggiusto nel governo. Ma qualche sopresa potrebbe ancora arrivare: i rapporti da Berlusconi e Tremonti si sono improvvisamente raffredati e il ministro dell'Economia ha pure minacciato le dimissioni. «Deve dare risposte anche ai suoi», confessa il Cavaliere a Palazzo Grazioli ai collaboratori. E infatti il premier si aspetta che Fini nelle prossime ore faccia un'uscita pesante. Insomma, lanci una sorta di ultimatum per accelerare la chiusura della verifica. Forse anche un documento al termine della due giorni che il partito di via della Scrofa avvierà oggi a Frascati. Berlusconi, se arriverà questo colpo, lo userà contro Follini, per cercare di fare pressione su di lui, di mettere nell'angolo quella spina nel fianco che è il leader dell'Udc. L'altra sera, il premier, guardando la trasmissione televisiva Ballarò di Rai Tre è rimasto stupefatto nel vedere Rutelli e Fassino che attaccavano il governo e il solo Scajola a difenderlo, mentre proprio Follini, a suo avviso, pareva avere una posizione di mezzo, non apertamente con la Casa delle Libertà: «Ma sta con noi ancora?», avrebbe esclamato il premier. E ieri era ancora infuriato, deciso per tutto il giorno a mandare a monte la verifica, far saltare tutto, provare l'ulteriore rialzo in quello che a qualche suo consigliere è sembrato un gioco al massacro. Nel pomeriggio è stata anche fatta circolare dagli uomini vicini al premier la voce di una vera e propria offensiva in arrivo, con la riforma elettorale, par condicio, turno unico e election day. Prima ancora che arrivassero conferme ufficiali è giunto lo stop di Luca Volontè capogruppo dell'Udc: «Non esiste nemmeno nell'ipotesi più remota l'idea di cambiare le regole elettorali a ridosso delle prossime elezioni». Piccata la risposta da Forza Italia, Osvaldo Napoli replica: «Come al solito Volontè è in controtendenza ad alcune scelte e proposte di Forza Italia». In casa Udc tutto langue, invece. Ad ora di pranzo i centristi si sono visti per una riunione dell'ufficio politico per fare il punto della situazione. Follini subito dopo è partito alla volta di Bruxelles con Pier Ferdinando Casini, il quale al Cavaliere ha lasciato intendere in più d'una occasione di avere una posizione più morbida rispetto al suo trentennale amico e oggi (da lui voluto) leader del suo partito. È possibile che un chiarimento possa avvenire proprio nella capitale belga dove stamattina si aprirà il congresso del Ppe al quale prendono parte appunto Berlusconi, Casini e Follini.