Risparmio, pene pesanti ma solo per pochi Ok alla riforma, in galera se la truffa è da un miliardo di euro e i truffati sono almeno 60mila
Almeno il governo l'ha varata, ora toccherà al Parlamento esaminarla. E alla Camera e al Senato si sono già preparate le task force trasversali (maggioranza e opposizione) per smontarla. Sul punto maggiormente controverso, quello del nuovo reato di «nocumento al risparmio», l'esecutivo ha scelto di limare, anche pesantemente, la griglia di partenza di coloro che potrebbero incapparci. Insomma, le pene restano alte, da 3 a 12 anni con multa non inferiore a 500mila euro, ma in realtà è molto difficile finire sotto accusa per la nuovo capo d'accusa. «Il nocumento - si legge nel testo - si considera grave quando abbia riguardato un numero di risparmiatori superiore superiore all'uno per mille della popolazione». In pratica, chi ha danneggiato almeno 57mila risparmiatori (la popolazione italiana è di 57 milioni), tre quarti degli spettatori dello stadio Olimpico pieno come un uovo. Oppure, può essere incriminato se il nocumento «sia consistito nella distruzione o nella riduzione del valore di titoli di entità complessiva superiore all'uno per mille del prodotto interno lordo». In altre parole chi abbia provocato un danno di poco più di un miliardo di euro (1,045 per la precisione). Per avere un'idea in una delle due fattispecie rientrerebbe al momento solo casi Parmalat e Cirio, ma non per esempio Finmatica. D'altro canto il Consiglio dei Ministri ha registrato anche le critiche del ministro della Giustizia Roberto Castelli (Lega). Ora se ne occuperà il Parlamento, visto che è tramontata del tutto l'ipotesi di procedere con un decreto sulle questioni di maggiore urgenza. «In Italia sanzioni penali per decreto legge non possono essere introdotte», hanno spiegato i ministri per l'Economia Giulio Tremonti e delle Politiche agricole Gianni Alemanno (An). Ma a far capire il clima è stato il responsabile delle Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione (Udc). «In Consiglio dei ministri c'è stato un dibattito molto vivace - ammette il ministro centrista - Ogni forza politica avrebbe voluto fare le cose in modo diverso... ma alla fine non c'è stato un vincitore nella coalizione. Gli unici a vincere sono stati i risparmiatori». Subito lo ha corretto Alemanno: «È un compromesso alto». D'altro canto qualche ora prima il vicepremier e leader proprio di An aveva detto che quello appena approvato era un «buon testo». E dopo una giornata di tira e molla, di battute e battutine, gli esponenti dei quattro partiti si sono fatti immortalare tutti assieme a Palazzo Chigi per mostrare un'unità ritrovata: fianco a fianco Tremonti, Buttiglione, Alemanno a Maroni. Il responsabile dell'economia ha ricordato che tutta la riforma sarà sotto l'alta vigilanza dell'Esecutivo, esercitata anche attraverso il Cicr che non agisce - ha detto - «solo su impulso della Banca d'Italia. Abbiamo definito i compiti del Cicr». Competenza che il Comitato già aveva, ha spiegato Tremonti, e la diversa interpretazione che circolava «non era univoca». È l'unico indiretto riferimento all'altro duellante sulla vicenda authority, il Governatore Antonio Fazio. La parola ora passa al Parlamento. Dove, par di capire, si farà sentire la Lega. Ma anche l'opposizione che ha già presentato un sua proposta alternativa, che va ad aggiungersi a quelle già note di Armani e Tabacci. Insomma, la riforma ha ancora molta strada da compiere ma il primo passo è fatto.