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I franchi tiratori silurano la legge Gasparri

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I primi articoli approvati con pochissimi voti di scarto hanno costretto la maggioranza allo stop

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Ieri pomeriggio l'assemblea, respinte le pregiudiziali poste dall'opposizione, ha approvato i primi sei articoli, ma il tutto è avvenuto a maggioranza estremamente ridotta per l'azione di decine di franchi tiratori. Lo stesso relatore ha quindi chiesto la sospensione della seduta e la convocazione della conferenza dei capigruppo, che ha deciso il rinvio del ddl in commissione. Dopo l'episodio, tensione nella maggioranza dove si cercano i franchi tiratori, e polemiche nell'opposizione dove ci ci accusa a vicenda per le assenze nelle proprie file, che, se non ci fossero state, avrebbero permesso loro di affondare il provvedimento con un voto negativo. È stato così in pratica politicamente silurato l'accordo che, in pieno clima di verifica, era stato raggiunto nella cdl appena poche ore prima, in conseguenza delle sollecitazioni che erano state avanzate nei giorni scorsi dall'Udc per una revisione riduzione del Sic, che è il nodo fondamentale di tutto il provvedimento. Ieri a Montecitorio, con l'affollamento delle grandi occasioni e praticamente tutti i leader e gli esponenti del governo nel Transatlantico in attesa che si iniziassero le votazioni, nulla faceva presagire quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Poi, all'apertura della seduta, tutti entrano in aula. da Scajola a Marzano, Frattini, Buttiglione, Martino, Pisanu, Prestigiacomo, Tremonti, Bossi, Giovanardi, Alemanno, Urbani e, ovviamente, Gasparri. Si vota sulle pregiudiziali che vengono respinte,m e subito cominciano i brusii in aula perché alla maggioranza mancano troppi dei suoi voti. Casini invita i colleghi alla calma. Si comincia a temere per la sorte dell'accordo politico di maggioranza contenuto nell'emendamento, firmato da tutti i capigruppo della Cdl, che ha sottoposto a nuova cura dimagrante il Sic, il paniere su cui si calcolano ricavi e tetti Antitrust, e che è uno dei punti centrali del messaggio di rinvio della legge alle Camere da parte di Ciampi. Infatti sono solo nove i voti di scarto con cui l'assemblea respinge a voto segreto le quattro pregiudiziali di costituzionalità presentate dall'opposizione. Casini scandisce: «Dirò articolo per articolo se si vota o meno con il voto segreto». Passano poi i primi due articoli della legge, approvati a voto palese e quindi con margini adeguati, poi il tonfo sull'articolo 3: è approvato a scrutinio segreto con solo 2 voti di scarto, 272 sì contro 270 no. Se sui banchi delle sinistre non fossero mancati i alcuni esponenti alcuni dei quali anche importanti (come Diliberto, Boselli, Mastella, Bertinotti), la maggioranza sarebbe andata sotto. A questo punto in tutto l'emiciclo, per ragioni diverse, dilaga lo sconcerto. Il sottosegretario Bonaiuti parla fitto nel suo cellulare, qualche deputato della maggioranza corre in Transatlantico a cercare gli assenti, stesso operazione viene avviata fra le file della sinistra, alla ricerca di deputati che consentano di «far fuori» il ddl Gasparri. La situazione però non viene più recuperata. I franchi tiratori continuano a colpire e con i voti segreti sugli articoli successivi la situazione non migliora di molto: solo otto voti in più sull'articolo 4, quattro sull'articolo 5, sei sull'articolo 6. Fini, parla con Bossi, poi con Follini e con Giovanardi. Tocca al relatore della legge, Romani, chiedere la sospensione dei lavori, tra i fischi dell'opposizione. La capigruppo quindi stabilisce per il rinvio del provvedimento in commissione, decisione ratificata dall'aula. Ora nella Cdl si chiedono chi è stato. La Russa esclude «che ci siano franchi tiratori in An». C'è chi pensa alla Lega, dato che Bossi è andato a votare sui banchi della Lega invece di farlo da quello del governo, o che magari ce ne sono stati sparsi in più partiti.

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