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Emendamenti al federalismo i «saggi» e Bossi trovano l'intesa

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Al gruppo, a metà serata, si era aggiunto anche Bossi. Il Senatur lasciando i colleghi si è limitato a una battuta: «Sono venuto a prendere ordini - ha detto - perchè su queste materie è il Parlamento che decide e non il Governo». Il relatore Francesco D'Onofrio ha invece confermato che la riunione ha visto siglare «un'intesa sul Senato federale, sul sistema delle garanzie e sulla Corte Costituzionale». L'incontro dei quattro «saggi» (D'Onofrio, Pastore, Calderoli, Nania) e del capogruppo di Fi al Senato, Renato Schifani, ha prolungato i propri lavori non solo per esaminare gli emendamenti dell'opposizione, ma anche per attendere dal vertice in corso a Palazzo Chigi tra Berlusconi e Fini alcuni elementi. Infatti nel documento politico che dovrà chiudere la verifica c'è anche un capitolo dedicato alle riforme. La presenza di Bossi alla riunione, proprio mentre Berlusconi arrivava a Palazzo Chigi per il faccia a faccia con il vice-premier, è stato letto come un suo voler «presidiare» il capitolo che a lui più interessa: la riforma federalista. I principali nodi che i «saggi» hanno affrontato sono la presenza dei presidenti di Regione nel futuro Senato federale, il ripristino dei senatori eletti dagli italiani residenti all'estero, la composizione della Corte costituzionale. Sui primi due punti c'è una sostanziale intesa, sul terzo superate le differenze tra la proposte diverse della Lega e quella di Udc e An. Il testo approvato dal Consiglio dei ministri prevede che i giudici della Consulta siano 15, di cui 5 nominati dal presidente della Repubblica, 5 eletti dalle alte magistrature e 5 eletti dal Senato federale. La commissione Affari costituzionali aveva aumentato a 6 i giudici di elezione senatoriale e ne aveva aggiunti 3 eletti dalla Camera. La proposta della Lega è di aumentare ulteriormente a 8 quelli che verranno scelti dal Senato (in modo che i giudici con investitura «politica» superino quelli con investitura istituzionale), mentre Udc e An vorrebbero tornare al testo licenziato dal Consiglio dei ministri. In ogni caso questa mattina in Senato si chiuderà la discussione generale sulle riforme (mancano solo tre interventi) e il relatore, Francesco D'Onofrio annuncerà in aula gli emendamenti.

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