MILANO — Fausto Tonna, l'ex mente finanziaria di Collecchio, oggi, nel carcere di via Burla, alla periferia ...
Questa volta ad interrogarlo sarà il pm parmigiano Vincenzo Picciotti, che si è unito in un secondo tempo alle colleghe Silvia Cavallari e Antonella Ioffredi nel seguire la complicata e faticosa inchiesta sul crac Parmalat e che, in particolare, si occupa della posizione dell'ex braccio destro di Calisto Tanzi. L'appuntamento è però solo l'inizio di un'altra settimana di indagini serrate: domani è prevista una nuova visita di Tonna e dell'ex contabile Gianfranco Bocchi nella sede dell'azienda di Collecchio per cercare di ricostruire la contabilità del gruppo agro-alimentare e di trovare quel cd-rom in cui qualcuno avrebbe raccolto le e-mail che i manager Parmalat si erano scambiati negli ultimi mesi, mentre la nave stava affondando. Nei prossimi giorni, inoltre, a Parma dovrebbe essere interrogato anche l'avvocato Gianpaolo Zini, ritenuto l'ideatore del fondo Epicurum ed esperto in società off-shore, alle quali il gruppo della famiglia Tanzi fece negli anni massiccio ricorso. Che Bocchi, però, sia presente domani, come ha sempre fatto finora, a mettere ordine alle carte negli uffici di Collecchio, è tutt'altro che certo. Sul suo atteggiamento di collaborazione (fu lui a raccontare nel dettaglio del falso conto Bonlat da 3,95 miliardi presso Bank of America e dei documenti falsificati e poi distrutti) pesa la decisione del gip di Parma, Piero Rogato, di non concedergli gli arresti domiciliari, visto il parere negativo dei pm. Una decisione che ha contrariato molto i suoi legali che oggi si sono chiesti se, alla luce di quanto è successo, non sarebbe meglio un atteggiamento meno collaborativo, come quello di altri indagati che in carcere non ci sono andati e non hanno mai mostrato particolare interesse a voler chiarire come è maturata nel tempo la voragine finanziaria. «Stiamo valutando il miglior modo per assecondare i magistrati riguardo le esigenze cautelari» ha detto con una punta d'ironia l'avvocato Pietro Magri, che assiste Bocchi con il collega Salvatore Pino. «Poiché agli arresti domiciliari non sussiste il pericolo di reiterazione del reato e le condizioni economiche di Bocchi non possono certo far pensare al pericolo di fuga, rimane quello di inquinamento probatorio - ha argomentato - stiamo valutando se questo pericolo può essere evitato rimanendo in silenzio e senza partecipare all'ispezione contabile». Un contributo che potrebbe venir meno anche alla ricerca del denaro che i pm parmigiani sospettano sia stato distratto da Tanzi e dai suoi manager dalle casse della società non solo per coprire il «rosso» sui vari fronti ma anche «per arricchirsi», come ha spiegato uno dei magistrati, confermando che per la Procura di Parma è seria l'ipotesi che esista un «tesoro» di famiglia. Le distrazioni, infatti, almeno nel settore turismo, superano di gran lunga l'esposizione debitoria (1,2 miliardi e fronte di un indebitamento di meno di un miliardo di euro) e inquirenti e investigatori intendono capire dove queste somme siano finite. Quanto al pagamento di contributi all'Inps, sembra invece la situazione del gruppo fosse accettabile e che la contribuzione sia avvenuta regolarmente. Ad una verifica dei sindacati risulterebbe, infatti, tutto nella norma, con l'unico neo di una richiesta di rateizzazione di Parmatour.