«Tanzi schiavo della sua avidità di denaro» La Guardia di Finanza sequestra 700 mila euro alla moglie di Calisto e 800 alla signora Tonna
Quell'avidità «del denaro» che è «radice di tutti i mali» e che è di per sè un «male non curabile, per il quale l'accaparramento di ricchezze diviene nefasta attività fine a se stessa, immeritevole di altre spiegazioni». Arriva dai giudici del Tribunale del Riesame di Bologna l'attacco più duro all'ex patron della Parmalat per il quale i suoi difensori hanno annunciato che seguiranno «l'esempio» di Fausto Tonna e chiederanno formalmente a Milano di trasferire gli atti a Parma. Le motivazioni del Tribunale bolognese, che nei giorni scorsi aveva respinto la richiesta di scarcerazione chiesta per l'imprenditore emiliano come per altri indagati per il crac della Parmalat finiti in prigione il 31 dicembre, arrivano al termine di una lunga giornata dove è stata la «lista» di politici compiacenti che Tanzi avrebbe fatto in carcere a tenere banco negli ambienti giudiziari. Per i giudici bolognesi presieduti da Libero Mancuso, Calisto Tanzi è andato per anni «a caccia di arricchimenti sempre più sfrenati», con mezzi non sempre leciti che, soprattutto, hanno determinato «un effetto devastante sull'economia nazionale e sulla credibilità del nostro sistema d'impresa», e che «hanno distrutto anni di sacrifici e di risparmi» di migliaia di risparmiatori. Per questo il carcere, per Tanzi «è il solo rimedio atto ad impedire che prosegua nelle proprie gravi condotte illecite». Di più, in quella «consapevole e frenetica attività truffaldina» condotta «nel disprezzo del mercato», e «in combutta con i suoi familiari». Giudizi come macigni che piombano nel bel mezzo di un nuovo, lungo interrogatorio che l'ex patron di Parmalat ha sostenuto ieri davanti ai pm milanesi a San Vittore. Intanto, «fuori», si discute su quell'elenco di politici che Tanzi ha fatto nella lunga ricostruzione della crescita «drogata» del suo gruppo. La secretazione dei verbali che l'imprenditore ha sottoscritto da quando, venerdì scorso, ha deciso di cominciare a collaborare con gli inquirenti, chiude la bocca un pò a tutti. Ma le indiscrezioni uscite hanno ormai rilanciato un tema che, secondo i più, prima o poi doveva essere affrontato. Di chi, negli ambienti politici di ieri e di oggi, Calisto Tanzi abbia parlato, e in che termini, è presto per dirlo. Se uomini politici sono entrati, in qualche modo, nella vicenda Parmalat, il loro ruolo potrebbe essere stato quello di anello di congiunzione, "saldato" magari da acquisti di favore fatti da Tanzi, tra l'imprenditore di Parma e i grandi palazzi della finanza nostrana e straniera. Quelle banche, insomma, alle quali guardano con ben più interesse rispetto alla politica i magistrati milanesi, impegnati in una corsa contro il tempo nel tentativo di non farsi scippare l'indagine prima che questa arrivi ad un punto fermo con una richiesta di giudizio immediato. Ma i tempi stringono, almeno per quell'immediato che Milano intende chiedere entro il 19 di marzo, nei confronti dei primi venticinque iscritti al registro degli indagati. Sempre che il Pg della Cassazione non trasferisca tutto a Parma dal momento che i difensori degli imputati hanno chiesto appunto di accentrare tutta l'inchiesta a Parma. E per finire la Guardia di Finanza di Bologna ha trovato e sequestrato circa 700 mila euro presso una banca di Milano riconducibile ad Anita Chiesi, moglie di Calisto Tanzi. Poi è stato operato un altro sequestro presso una società fiduciaria riconducibile alla moglie di Fausto Tonna, Donatella Alinovi. Si tratterebbe di una gestione patrimoniale per un ammontare di circa 800 mila euro.