Berlusconi ferma Tremonti, Authority rinviata Scoppia il «caso Tesauro», il premier non vuole che abbia più poteri. Se ne riparlerà martedì
E un motivo per ripeterlo c'è: poco prima, durante la riunione del governo, Berlusconi per la prima volta dal varo del governo lo ha platealmente fermato, stoppato. Davanti a tutti i ministri nel pieno della verifica di governo - o forse proprio per questo - gli ha ordinato di mettere la sua riforma nel cassetto almeno fino a martedì prossimo. Il varo dell'Authority del risparmio dovrà attendere, anche se effettivamente nella coalizione si è giunti ad un'intesa parziale, con alcuni punti ancora non definiti. Arrivati al punto all'ordine del giorno che riguardava proprio il nuovo sistema dei controlli, Berlusconi ha esclamato: «Bene, ora questo testo voglio vederlo io, ci sono alcune cose che non mi convincono». Sono due i punti nel mirino del premier, come ha spiegato lui stesso a Palazzo Chigi durante la riunione dell'esecutivo: «Non mi piace questa parte delle sanzioni penali così impostata. Insomma, il messaggio che diamo al mercato è brutto, sembra che mettiamo sotto accusa tutti. È un'immagine che non funziona, così ci scappano tutti gli imprenditori». Non c'era da stupirsi, visto che lo stesso premier si è fatto promotore di una legislazione (per esempio: riforma del falso in bilancio) che va nella direzione opposta. Ma la seconda parte che suscita le perplessità del Cavaliere è il trasferimento dei poteri della Banca d'Italia all'Antitrust. O meglio: da Fazio a Tesauro. Il presidente dell'autorità della concorrenza e del mercato non è in cima alle simpatie del presidente del Consiglio. Bruciano ancora le ferite per le bocciature della legge Gasparri: il parere contrario di Tesauro è diventato peraltro fondamentale nel giudizio finale di Ciampi che ha rispedito il testo al Parlamento. Ma a Palazzo Chigi si sono fatte sentire anche le voci contrarie, sempre all'ipotesi Tremonti (che comunque era stata concordata con Alemanno di An e con Buttiglione dell'Udc) da parte del ministro delle Attività produttive Antonio Marzano: «Un testo di questa importanza non ci può arrivare all'ultimo momento», ha detto. Nel dibattito s'è sentito un brusìo generale, anche altri esponenti del governo erano poco convinti. E proprio da questo dissenso Berlusconi ha preso spunto e ha bloccato tutto. Restano aperte altre questioni. Per esempio le modalità di confluimento di Isvap e Covip nella nuova autorità, aspetti tecnici della vigilanza sulla stabilità e sulla concorrenza delle banche. Mentre il Quirinale avrebbe fatto sapere di non gradire la parola «risparmio» nel nome della nuova autorità: è un'istituzione su tutto il mercato, avrebbero fatto notare dal Colle. Al termine del Consiglio dei ministri Tremonti si giustifica: «C'è assolutamente un accordo, ci sono decine di norme importanti. Oggi abbiamo avviato la discussione - spiega il responsabile dell'Economia -. Questo consiglio ha discusso un blocco importante di argomenti. Non siamo riusciti a esaurirli tutti». Ma - assicura il ministro - «chiuderemo martedì». Sulla stessa linea il commento del ministro, Gianni Alemanno, secondo il quale la riforma approdata oggi sul tavolo del Governo è un «testo condivisibile». Intanto, sempre sul fronte risparmio, il governo ha varato ieri un decreto legislativo che rende più omogenei i testi unici della finanza, bancario e di intermediazione della finanza con la riforma del diritto societario.