Riforme, prime intese mentre la Lega preme

Per questo rimane alta la temperatura politica intorno alle riforme nel centrodestra, con la Lega Nord che sempre più insistentemente indica nell'approvazione del federalismo a Palazzo Madama il vero clou della verifica. Il capogruppo del Carroccio alla Camera Alessandro Cè ha aperto la giornata politica su questo argomento con una intervista nella quale annunciava che il Carroccio è pronto a correre da solo se non si realizzeranno le riforme in senso federale. E Roberto Calderoli più tardi, ha parlato di «cartina di tornasole» per la maggioranza, mentre Roberto Castelli ha avvertito che sarebbero sorti problemi se non si fossero rispettati i patti. Si è quindi tenuta una riunione di maggioranza sulle riforme a cui hanno partecipato i quattro «saggi di Lorenzago» (Calderoli, D'Onofrio, Pastore, Nania), il ministro per le Riforme Umberto Bossi e il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani, che ha ospitato l'incontro nel proprio studio. Dopo l'incontro, Schifani si è detto ottimista: «Non c'è stato nessuno scontro, al di là delle battute che si fanno». In effetti il vertice della cdl ha fatto registrare qualche progresso: si è deciso che se non ci sarà accordo su qualche emendamento, prevarrà il testo proposto dal governo. Quanto agli emendamenti, è stata raggiunta un'intesa su quelli apriranno le porte del senato federale ai presidenti delle Regioni, cosa che permetterà di cancellare il cosiddetto «Parlamentino del Nord». Un passo avanti è stato fatto anche sui senatori eletti nelle circoscrizioni estere, riproponendo una norma cancellata in commissione. La riunione peraltro, come hanno detto al termine sia Roberto Calderoli che Domenico Nania, è stata «di indirizzo», nel senso che essa non ha concluso l'esame dei diversi punti da definire e di tutti gli emendamenti della maggioranza (228 su 1741 totali). «C'è una linea che verrà portata avanti - ha dichiarato alla fine Calderoli - e su cui concorda tutta la maggioranza; mi dispiace per chi pensava il contrario. La commissione Affari costituzionali ha votato un testo che è la base, possiamo fare ulteriori miglioramenti; ma le modifiche saranno concordate da tutta la maggioranza». Per quanto riguarda la querelle sull'interesse nazionale, Nania ha affermato che essa è stata superata: «il problema è stato risolto da parecchi mesi, già si è raggiunta un'intesa a Lorenzago e poi anche nel ddl del governo, dove c'è la firma di tutti i ministri ed è stato votato all'unanimità dal Consiglio dei ministri». Mentre nell'Aula del Senato è proseguito il dibattito generale sulle riforme con decine e decine di interventi, intanto, è cominciato il conto alla rovescia verso l'ora zero della verifica: martedì cominceranno le votazioni degli emendamenti, compresi quelli che «cancelleranno» il parlamentino padano e consentiranno, in cambio, l'ingresso nel Senato federale dei governatori delle regioni. La Cdl tornerà a riunirsi la prossima settimana, probabilmente martedì: esistono altri problemi tuttora aperti a partire dalla Corte costituzionale e in particolare dal numero dei suoi componenti.