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di AUGUSTO PARBONI «IL DISASTRO Parmalat? Si tratta di un crac annunciato».

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L'alto magistrato contabile ha infatti sottolineato come quest'episodio abbia procurato «un danno all'immagine dell'Italia» e fatto fare una «figura meschina all'estero». Una situazione che, secondo il pg, si sarebbe creata per mancanza di controlli. Sul significato della parola «controllo» Apicella ci si è soffermato numerose volte, affermando che è necessario «stabilire quali controlli fare e che controllare è un'esigenza di libertà e di legittimità». La Corte dei Conti si è occupata dell'azienda Parmalat tre anni fa, quando in una delibera di oltre duecento pagine ha spiegato le verifiche effettuate sulla legittimità dell'erogazione dei contributi statali ricevuti dall'azienda di Collecchio per realizzare lo stabilimento di Nusco, in provincia di Avellino, nell'ambito della realizzazione del programma di nuove aree industriali nelle zone che erano state danneggiate con il terremoto dei primi anni '80. Due le conclusioni riportate nella delibera del febbraio del 2001: la prima che la domanda della Parmalat era stata presentata il 26 settembre del 1986, nove mesi dopo il termine stabilito, la seconda che il ministero per l'Industria, del Commercio e dell'Artigianato avevano erogato oltre undici miliardi di vecchie lire nelle casse della ditta, quando invece l'importo sarebbe dovuto essere di poco più di otto miliardi di vecchie lire. Fatti evidenziati dalla Corte dei Conti appunto all'inizio del 2001.

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