Continua il braccio di ferro sulla verifica
Ieri il premier si è confrontato per quasi due ore a palazzo Grazioli con il ministro per le Riforme Umberto Bossi. Al termine del faccia a faccia non sono state rilasciate dichiarazioni. Poi, dopo la riunione di maggioranza al Senato, il leader del Carroccio, sull'incontro col premier dice: «Le valigie le ho sempre pronte, lo capite che sono prigioniero? Sono ostaggio». Ma aggiunge: «Stiamo trovando la quadra possibile», e «sono sempre ottimista perché non ho niente da perdere». La serie di incontri che si sta succedendo dovrebbe coinvolgere nelle prossime ore, forse già oggi, anche l'Udc che continua a mostrare disincanto e ad osservare a distanza la partita in corso tra Berlusconi e Fini. «Se non riusciamo a trovare un accordo non fingiamo», ha detto provocatoriamente il ministro Buttiglione per il quale bisogna avere il «coraggio» di dire le cose come stanno. Certo è che il braccio di ferro è molto duro. Fini al momento si trova a non aver ottenuto cedimenti sulla partita del controllo dell'economia che resta totalmente nelle mani di Tremonti, e non basta il comunicato di Palazzo Chigi su una maggiore collegialità nelle decisioni di governo a costituire reale passaggio di almeno parte dei poteri. D'altra parte in ambienti di FI si rileva che Berlusconi sarebbe intenzionato a rimanere fermo sulla intoccabilità delle competenze di Tremonti e sulla opportunità di non stravolgere la squadra di governo con rimpasti o cambi di ministero. In sostanza, oltre all'apertura verso una maggior collegialità nell'esecutivo, Alleanza Nazionale potrebbe finire per non avere contropartite termini di ministeri: al massimo qualche sottosegretario, tenendo presenti anche alcuni posti già vacanti. Per quanto riguarda l'Udc, sempre in ambienti di Forza Italia si rileva come i centristi non intendano più forzare la mano sulla verifica prima delle elezioni europee, e ciò per un solo motivo: poter mettere sul piatto della bilancia un netto sorpasso della Lega a cui, comunque, in pochi credono nel partito di Berlusconi. Fini e il suo partito quindi attendono la mossa del premier, ossia che alle parole seguano fatti «concreti» e che quella dichiarazione d'intenti sulla collegialità trovi corrispondenza nella realtà. Che Dio ci aiuti, avrebbe esclamato Fini a proposito degli sviluppi della verifica. Oggi nel coordinamento di An proseguirà la riflessione interna sul rilancio dell'azione di governo o verifica che dir si voglia. Intanto resta netto il «no» di Fini al ministero delle Attività produttive che il vicepremier vorrebbe per Mario Baldassarri (ma Berlusconi non intende sacrificare Marzano). E resta anche tra le ipotesi la promozione di Urso al commercio Estero, quella di Viespoli a viceministro, di Butti a sottosegretario alle comunicazioni, mentre circolano i nomi di Briguglio e Migliori per incarichi da sottosegretari. Anche Francesco Storace mette in guardia il suo partito da facili «illusioni». Dopo un incontro con Fini, il governatore del Lazio riflette ad alta voce: «Si tratta di un astuta guerra dei nervi per cui ciascuno degli interlocutori parla con Berlusconi, fa finta di essere contento. Suggerirei a Berlusconi di riunirli tutti insieme e ho l'impressione che sarebbe una riunione piuttosto agitata». D. T.