Tanzi svela tutti i favori fatti alla politica
Per la terza volta da quando, venerdì scorso, ha deciso di «invertire la rotta» e iniziare a collaborare con la magistratura, l'imprenditore emiliano ha fatto nomi e circostanze precise. Sul quel «fronte esterno» alla Parmalat, soprattutto, sul quale aveva puntato il dito anche il Tribunale di Milano, composto da revisori, società e «operatori bancari», cioè quei soggetti che possono rientrare nella pista investigativa «milanese». Tanzi parla di «operatori bancari» ma non solo. A quanto pare rivela anche dei «favori» fatti alla politica precisando nomi, luoghi e circostanze. Ma, forse, non sufficienti per procedere a nuove convocazioni o iscrizioni. «C'è ancora molto da fare. Non siamo che agli inizi su molti fronti», dice un investigatore, invitando alla cautela su «fronti», come le banche o la politica, sui quali, è certo, gli indagati stanno parlando, ma per i quali sono necessari ancora nuovi accertamenti. E per garantirsi una «copertura» totale, gli inquirenti hanno deciso di secretare anche il verbale di Stefano Tanzi, il figlio dell'ex patron sentito quasi in parallelo con il padre, dal pm Eugenio Fusco. Il suo interrogatorio, è durato a lungo e di certo non è stato vissuto «bene» dal giovane Tanzi che dopo aver avuto a che fare con investigatori e inquirenti, si è ritrovato per strada, in piena nevicata, con l'auto in panne. Le sue dichiarazioni, intanto, sono state ritenute «rilevanti» e non è escluso che siano state sottoposte, ieri sera, al padre. Intanto a Parma gli inquirenti ottengono il sequestro preventivo di Newlat, azienda del gruppo di Collecchio in amministrazione controllata. A quanto pare, sospettano i magistrati, l'azienda non è mai stata venduta da Parmalat nonostante le disposizioni dell'Antitrust. E dal primo rapporto consegnato da PricewaterhouseCoopers al commissario Enrico Bondi emergono altre novità. Ad esempio, il fatto che negli ultimi anni Parmalat Spa abbia trasferito a Hit e Parmatour, le società del turismo dei Tanzi, liquidità per almeno 263 milioni di euro, secondo quanto accertato dai revisori di PricewaterhouseCoopers. «Tutti i crediti originatisi in capo a Parmalat Spa a fronte dei finanziamenti effettuati - scrivono i revisori - risultano poi trasferiti a società del gruppo Parmalat residenti in paradisi fiscali». Sono in corso «ulteriori verifiche - aggiunge Pwc - per accertare altri versamenti effettuati attraverso altre società del gruppo». Altri 13 milioni di euro circa sono invece arrivati nei conti personali di Tanzi. Si tratta, secondo i revisori di pagamenti con trattamento contabile «anomalo in quanto non risulta sostenuto da alcun costo e in quanto l'anticipo non è stato rimborsato. Il credito, inoltre, risulta di fatto trasferito alla Bonlat», in cui poi non si riscontra alcuna evidenza dell'operazione. In particolare, l'11 luglio 2003 Calisto Tanzi ha firmato insieme a Fausto Tonna la cessione del credito per conto di Sata (società dei Tanzi amministrata da Tonna) che a sua volta ha poi trasferito lo stesso credito a Bonlat. I pagamenti a Tanzi, infine, «escludono emolumenti, rimborsi spese per trasferte o anticipi».