Riforme, Bossi minaccia di nuovo: «Facciamo le valigie»
Al Senato la discussione generale sul testo è iniziata ieri mattina in un clima di cauto ottimismo, gelato nel pomeriggio da una minacciosa dichiarazione del ministro Umberto Bossi, in concomitanza del faccia a faccia tra il premier Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sulla verifica. Lo slittamento a oggi della riunione della Cdl sugli emendamenti alle riforme, appare quindi provvidenziale. Ieri mattina era arrivata una buona notizia sul numero degli emendamenti complessivi. Non sono 2.000, come era sembrato ieri al primo vaglio, bensì 1.741, di cui solo 228 della Cdl. Peraltro nel dibattito sono emersi i molti distinguo presenti tra i senatori della Cdl. Renzo Gubert (Udc) ha bocciato i punti cardine del testo concordato dalla Cdl, cioè la composizione e i poteri del Senato federale, nonchè il premierato forte che, a suo giudizio, «mette a rischio la democrazia». E anche Maurizio Ronconi (Udc), conversando con i giornalisti, si è detto certo che al momento del voto non passerà mai l'emendamento della Lega che inserisce i presidenti di Regione nel Senato federale. È toccato quindi al capogruppo di An, Domenico Nania, che si è trovato per questo protagonista della polemica del giorno nella maggioranza, spiegare che An non vuole barattare le riforme con la verifica, e che tuttavia, se si vuole condurre in porto le riforme, «occorre il clima giusto»: Bossi smetta di «insultare gli alleati», e Berlusconi «metta ordine nella coalizione». Nania ha attaccato poi la riforma federalista votata dall'Ulivo, rea di aver recato «delle lesioni alla solidarietà territoriale, all'unità nazionale e all'interesse nazionale, con un federalismo eversivo e secessionista». Aggiungendo che le riforme proposte dalla Cdl devono porre rimedio a queste «ferite mortali». Al termine Umberto Bossi, avvicinato dai giornalisti, ha detto di non voler parlare, ma forse l'ex presidente del Senato, Nicola Mancino, incrociandolo in Transatlantico, ha messo il dito nella piaga: «Ministro, spiegami - ha chiesto sorridendo - il nostro federalismo era una "schifezza" e Nania vuol togliere anche quello... Tu che ne dici?». Bossi gli ha stretto la mano sorridendo, ed è andato via, salvo attaccare, dopo quattro ore, le parole del capogruppo di An. «Non mi è piaciuto l'intervento di Nania. Qui invece di fare il federalismo andiamo a fare il controfederalismo? Penso che sia una controriforma. Si tratta di tornare indietro rispetto al titolo V? Ho più di un dubbio. Se le cose vanno così mi sa che dobbiamo cominciare a preparare le valigie...». Nella Cdl si è ancora in una fase tattica lo dimostrano gli emendamenti presentati (55 di FI, 29 di AN, 20 della Lega Nord e ben 124 dell'Udc), che toccano anche temi su cui in commissione sembrava essere stato raggiunto un accordo.