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Parmalat vale 4 miliardi ma ne ha 14 di debiti Il buco dichiarato era di 1,8 miliardi. I dati dei revisori serviranno per scrivere il piano di rilancio

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Una prima bozza, quella fornita dai consulenti, che sarà illustrata oggi pomeriggio nella sede di Mediobanca dallo stesso commissario straordinario del gruppo di Collecchio Enrico Bondi alle banche contattate per il finanziamento da 150 milioni di euro. E sarà l'occasione di verifica per costituire un comitato creditori. Il lavoro definitivo della PriceWaterhouse, comprensivo dell'intero bilancio 2003, è atteso tra un paio di settimane, ma dalla bozza di ripulitura dei conti Parmalat risulta un margine operativo lordo positivo per 121 milioni contro i precedenti 651 milioni. Di conseguenza, la redditività lorda crolla al 3% a fronte del 12% dichiarato dalla gestione Tanzi che aveva fatto di Parmalat, almeno secondo i conti truccati, una società di eccellenza del settore alimentare tanto da oscurare concorrenti come Nestlè e Danone, fermi su performance intorno ai 10 punti percentuali. Sempre nelle prossime settimane, la società di revisione sarà in grado di consegnare un nuovo bilancio 2002, in sostituzione di quello impugnato dallo Consob, limitandosi per ora a fornire solo ricavi consolidati rivisti da 7.722 a 6.202 milioni e margine operativo lordo da 931 a 286 milioni. Di riflesso, la redditività lorda passata dal 12% al quasi 5%. «È la prova - afferma un analista - che la gestione industriale di Parmalat, al contrario di quella finanziaria, ha un suo valore in un settore in cui i margini sono ridotti e la concorrenza è fortissima. Se i dati saranno confermati nella stesura definitiva costituiranno una buona piattaforma per il piano di rilancio del commissario Bondi». Un piano che, sulla base di un indebitamento superiore a tre volte i ricavi, non potrà che passare per una ristrutturazione del debito, trattando con banche e obbligazionisti, e per la cessione di asset, sia pure non immediata, a partire da quelli esteri. Attualmente, inoltre, le attività produttive di Parmalat, «sostanzialmente stabilizzate presso tutte le unità operative sia nazionali che internazionali», confermano la capacità di «provvedere al pagamento delle forniture correnti, benchè eccezioni siano state registrate in alcune attività (Dairy Usa e in Brasile) dove sono già all'opera unità di crisi» a supporto del management locale per contenere le necessità finanziarie. Quanto alle attività italiane, Parmalat segna buoni risultati nell'avvio dell'esercizio in corso, con vendite al consumo del latte Uht aumentate del 13,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

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