Sarà una campagna elettorale sull'euro
Una battuta che arriva dopo quella di Berlusconi, a cui ha risposto piccato il presidente della commissione europea. S'è inserito il presidente della Repubblica per dire, in due tempi, che l'euro è «essenziale per la stabilità e la crescita» ma anche che c'è «gente che ci ha speculato sopra» e che bisogna reagire. Insomma, c'è il rischio che l'euro finisca per essere il principale «oggetto» della prossima campagna elettorale con il rischio che s'inneschi un meccanismo di «sgretolamento» sull'immagine della moneta. Secondo Luigi Paganetto, docente di Teoria economica alla Università di Tor Vergata di Roma, «ha ragione Ciampi, bisogna ribellarsi». Ma, tra le cause che hanno portato alla situazione critica, il professor Paganetto individua «la mancata liberalizzazione dei servizi di pubblica utilità, come telecomunicazioni, trasporti ed energia» e «la permanenza troppo breve dei doppi prezzi», mentre tra i benefici va annoverata «una maggiore stabilità economica che ha costretto anche il nostro Paese a tenere i conti in ordine». Paganetto si sofferma anche sul fatto che «oggi tutti i turisti che escono dall'europa avvertono che la nostra moneta è scambiata come, se non più del dollaro: chi va all'estero, fuori dal Continente ovviamente, può tranquillamente tenere in tasca le stesse banconote che utilizza in Italia, non c'è neanche bisogno di portare dei dollari di riserva». «E questo - sottolinea - non è solo una comodità d'uso, ma significa che sull'area euro si stanno spostando ingenti risorse finanziarie». Per uscire da questa condizione è necessario, per esempio, «puntare su grandi progetti comuni di ricerca come Galileo: uno non basta, ce ne vorrebbero altri cento». Secondo Pietro Armani, responsabile economico di An, «l'errore principale è stato scegliere come cambio 1936,27 lire». «Sarebbe stato meglio - specifica Armani - fissare a 2000 lire tonde, proprio i decimali hanno fatto partire gli arrotondamenti e quindi la terribile spirale degli aumenti». Altra causa la rete del commercio: «L'Italia non è l'Olanda, dove la distribuzione è completamente in mano alle grandi catene. Da noi invece sono i piccoli a determinare il mercato e quindi anche i prezzi e dunque è piu difficile controllare tutto». La via d'uscita, secondo l'esponente di An, è quella di «modificare i parametri di Maastricht e fare in modo che la Bce abbassi i tassi. Ma non c'è alternativa: dobbiamo restare nella moneta unica». «Berlusconi non è contro l'euro, vuole capire che cosa è successo e mi sembra assolutamente normale che lo faccia il presidente del Consiglio», afferma invece Renato Brunetta, economista di Forza Italia. Che condivide l'appello di Ciampi: «Bisogna rispondere, ribellarsi con i piedi: ovvero cambiare negoziante se c'è chi procede con incrementi indiscriminati». Secondo Brunetta, tuttavia, «sono stati commessi troppi errori prima, durante e dopo l'euro». «È evidente infatti - aggiunge - che noi siamo circa mezzo punto più su della media dell'inflazione europea, in pratica abbiamo prezzi del 20% maggiori. Dobbiamo fare in modo per raffreddarli, procedendo con maggiori e più capillari controlli e con sanzioni più pesanti per chi trasgredisce. Sono d'accordo con la banconota da un euro, come per il dollaro: si può avere una maggiore percezione del valore. Ma i vantaggi sono innegabili: per esempio oggi i mutui della casa sono al 3,5%, qualche anno fa erano al 15». F. D. O.