Niente arresti domiciliari, Tanzi resta in carcere
Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Bologna che ha respinto le richieste di arresti domiciliari avanzate nei giorni scorsi dalle difese degli indagati. Attenuazione della custodia in carcere negata anche per i due revisori, in cella dal 31 dicembre scorso, e cioè Lorenzo Penca e Maurizio Bianchi, entrambi ex dirigenti di Grant Thornton. Così, l'imprenditore continua a stare al «Fatebenefratelli» dove è sottoposto a nuovi accertamenti medici che proseguiranno ancora per qualche giorno. Nel chiuso della sua camera piantonata giorno e notte, ha potuto incontrare la moglie Anita. La decisione accoglie le richieste del Pm di Bologna Flavio Lazzarini, applicato al Riesame per consentire ai colleghi di Parma di continuare a seguire le indagini in prima persona. Le motivazioni saranno depositate entro cinque giorni. Lo stesso Tribunale nei giorni scorsi aveva già respinto la richiesta di scarcerazione dell'avvocato d'affari Gian Paolo Zini, consulente legale della Parmalat e creatore del fondo Epicurum. Secondo l'avv. Fabio Belloni sono comunque venute meno le esigenze di custodia cautelare in carcere indicate nel provvedimento del Gip di Parma perchè «molte cose sono state chiarite»: «Credo che il versante Bonlat sia più che chiarito in tutti i suoi aspetti. Ci sarà da fare qualche piccola ricostruzione, entrando nel merito, ma dal punto di vista cautelare non penso che ci sia più nulla da chiarire». E anche le nuove carte arrivate mercoledì dalla Procura di Parma secondo l'avv.Belloni non avrebbero mutato i termini della questione: «Le nuove produzioni non incidono più di tanto, anzi in certi punti forniscono addirittura dei chiarimenti, dal punto di vista sostanziale persino utili». Carte che non hanno «cambiato nulla» anche secondo il legale di Del Soldato: «Le esigenze cautelari non c'erano prima, ma soprattutto non ci sono ora - ha affermato l'avv. Luigi Stortoni - Lo stesso Pm ha ammesso che non c'è pericolo di fuga. Sostiene che c'è ancora pericolo di inquinamento probatorio, che secondo me non c'è né dal punto di vista soggettivo, né oggettivo». Per il difensore dell' ex dirigente Parmalat, infatti, «non è pensabile ipotizzare che, dopo tutti gli interrogatori che ha reso, e anche confessato alcune cose, adesso, se esce, voglia inquinare». E se anche così fosse «non c'è più la possibilità che lo possa fare: non è più né amministratore, né dipendente, è fuori da tutto e anche se fosse così pazzo da volersi mettere, appena uscito, ad inquinare le prove non c'è più oggettivamente la possibilità che lo possa fare». Nei prossimi giorni non è escluso che Tanzi possa essere nuovamente interrogato dai pm Francesco Greco, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino, anche se ancora non è stato deciso se sarà compiuto questo ulteriore atto istruttorio.