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Giuste le decisioni Ecofin su Francia e Germania

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Necessario prepararsi per l'allargamento a 25 Paesi. Va uniformato il prelievo fiscale

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All'on. Turchi, parlamentare europeo di An, chiediamo qual'è la sua opinione in proposito. «Mi chiedo come Francia e Germania avrebbero potuto ridurre il disavanzo sotto il 3% con una crescita annua così inferiore alle aspettative. La soluzione dell'Ecofin non viola il patto di stabilità ed è indiscutibilmente la più ragionevole, se ricordiamo che la Francia dovrà comunque ridurre dello 0,8% il deficit strutturale del 2004 e dello 0,6% nel 2005, e la Germania dello 0,6% entro il 2004 e di almeno lo 0,5% nel 2005. Tra l'altro, bisogna considerare che la crisi economica ha riguardato tutto il mondo occidentale e che, senza una ripresa degli investimenti e dei consumi non è ipotizzabile uscire da questo tunnel. Lo sforamento significa infatti operare per sostenere la ripresa». Tutto ciò però sembra non bastare alla Commissione… «Eppure è lo stesso Prodi ad aver etichettato il patto come "insufficiente" sul piano del rapporto tra politiche di bilancio e una politica generale di promozione della crescita, e tutto ciò solo un paio di giorni dopo la decisione Ecofin, evento di cui era già al corrente, dal momento che era da tempo oggetto di analisi da parte delle varie istituzioni europee». Con l'allargamento ad Est non c'è un rischio maggiore di incomprensioni e battibecchi in seno all'Ue? «L'adesione dei dieci paesi sotto questo punto di vista è sicuramente motivo di preoccupazione. Come faremo dopo? Su questo dobbiamo incominciare a pensare adesso, cercando di rivedere le prospettive finanziarie, cercando di iniettare nuove risorse, cercando di rivedere bene la nostra procedura, perché inevitabilmente qualche complicazione ci sarà, non discutendo più a quindici ma a venticinque: dobbiamo cominciare adesso. Ci tengo a sottolinearlo, perché potremo avere seri problemi, e tutto questo va al di là di quelli che possono essere gli schieramenti in termini politici». Ha ancora senso il patto di stabilità? «Assolutamente, credo sia fondamentale avere un vincolo comune soprattutto dopo l'entrata in vigore dell'euro e in attesa di adottare il testo costituzionale.Questa vicenda mette alla luce comunque una questione che andrebbe affrontata al più presto». Quale? «La questione riguardante il rapporto tra Commissione europea ed Ecofin. C'è un rapporto troppo spostato a favore della prima e questa situazione andrebbe rivalutata al più presto. Anche nei rapporti con il Parlamento andrebbe rivisto qualcosa. Guardiamo per esempio la quick short list stilata dalla Commissione sulle infrastrutture europee del progetto TEN (Trans-European Network) di cui sono relatore: tale ingerenza va contro le procedure dei Trattati e rischia di frenare un progetto fondamentale per aumentare i livelli di occupazione e di crescita degli Stati membri. Non compete alla Commissione occuparsi di ciò, bensì da una parte, al Consiglio, all'Ecofin e, dall'altra, al Parlamento europeo, la sede dove siamo riusciti a far alzare i finanziamenti da 4,6 miliardi di euro l'anno fino a 8; bene ha fatto il Consiglio a farla sua evitando brutte figure internazionali della Commissione; da qui a dire che io ed il Parlamento siamo d'accordo, troppa acqua deve passare sotto i ponti». Quali sono le prossime sfide all'orizzonte? «In primis è necessaria una riforma fiscale. L'Europa dovrà uniformare il prelievo fiscale senza avere aree "protette" (come Madeira al 2/3% di prelievo), né nazioni a semaforo rosso (come l'Italia con oltre il 40% di prelievo). Arrivare ad avere dei paletti tra il 20% e il 30% di prelievo per le persone fisiche e giuridiche, credo che vada incontro alle necessità sia degli Stati, ma soprattutto della gente che in questo momento soffre di un carovita incredibile e insostenibile». E per la Sanità?

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