Parmalat, si uccide collaboratore di Tonna
La procura indagava sulle sue attività. Già ascoltato come teste, doveva tornare in tribunale
È sera quando la notizia si diffonde a macchia d'olio: Alessandro Bassi, un contabile della Parmalat, un collaboratore di Fausto Tonna e di Luciano Del Soldato, si è ucciso gettandosi da un ponte nella gelida campagna parmense. Bassi, sposato e padre di due figli, non era indagato. Tre giorni fa era stato convocato dai magistrati per essere sentito come testimone. Sulle attività che svolgeva in azienda erano in corso accertamenti della procura. Era in programma una seconda audizione e, secondo gli inquirenti, l'uomo avrebbe potuto fornire elementi utili alle indagini. «Non c'era motivo per un gesto così» affermano gli inquirenti. «È inspiegabile» ribatte l'avvocato Giovanni Ponti, che da un mese assiste alle lunghe confessioni di Tonna e Del Soldato. Eppure è accaduto. E la coincidenza, osservano un po' tutti, è innegabile. Le prime notizie riferiscono che nessuno ha assistito al tragico gesto di Bassi. Ai carabinieri è arrivata solo una segnalazione intorno alle 15,30. Il «caso» è stato affidato al sostituto procuratore Pietro Errede. In una Parma funestata in serata dal tragico gesto di Alessandro Bassi, Fausto Tonna, l'architetto della finanza malata di Parmalat, ha quantificato ieri le perdite del gruppo nel 2003: 1,3 miliardi di euro. L'ex direttore finanziario non ha esitato a definire l'anno appena trascorso un anno horribilis, disastroso anche se, si è affrettato ad affermare «non è stato gestito da me». Secondo Tonna la situazione drammatica in Parmalat si affaccia già nel 2001 anche se a dicembre 2002, ha detto ancora, nelle casse qualcosa era rimasto, circa 400 milioni di liquidità. Ma quelle somme, avrebbe anche detto l'ex direttore finanziario, sono finiti nel «calderone» delle perdite. Intanto, ieri nel mirino degli investigatori è finita Deutsche Bank. La perquisizione nella sede centrale milanese dell'istituto di credito è durata una manciata di ore. Due sono gli obiettivi dei militari del nucleo provinciale della Guardia di Finanza una volta dentro gli uffici della banca. Il primo è quello di rintracciare tutti i documenti, i contratti e quant'altro si riferiscano all'acquisto, fatto da DB, di una parte consistente del bond Nextra «al prezzo corrispondente a circa l'85% del valore facciale pari a circa 100 milioni di euro», come aveva spiegato Luciano Del Soldato. Non solo. «Nell'occasione - disse ancora l'ex direttore finanziario di Collecchio ora in carcere - la Deutsche Bank trattenne una percentuale del ricavato di vendita per estinguere un affidamento concesso pari a circa 10 milioni di euro». Bond Nextra, dunque, ma non solo. La Guardia di finanza ha voluto sequestrare tutto il carteggio relativo alla «strana» consulenza che la banca offrì a Parmalat nel momento in cui Standard & Poor's chiedeva risposte ad una serie di domande. L'ipotesi che tra Collecchio e l'istituto bancario che ha sottoscritto l'ultima emissione obbligazionaria per 350 milioni di euro alla vigilia del crollo definitivo del marchio del latte, ci fosse stata una «collaborazione strana» è diventata certezza l'altro ieri quando, nella sede milanese di Standard & Poor's, le Fiamme Gialle hanno trovato dei documenti di provenineza «ambigua».